È giovane ed era dipendente pubblica, un’infermiera della Asl di Viterbo. Già, “era”, perché ha presentato le sue dimissioni in quanto non poteva proprio andare a lavorare nell’ospedale dove l’avevano assegnata. Lo aveva fatto presente, ma… La dirigenza aziendale non ha voluto sentire ragioni. Ed era la terza assegnazione in pochi mesi!
L’accaduto, che fa arrabbiare e riflettere (di nuovo) sul trattamento riservato ai professionisti dell’assistenza, è stato raccontato da Egidio Gubbiotto (Confael) in una lettera indirizzata al direttore generale Asl e al direttore Governo delle Professioni Sanitarie, pubblicata da Tuscia Web (VEDI).
La lettera: ‘Infermieri come oggetti’
“Sbagliando, pensavamo che nella Asl di Viterbo ormai ne avevamo viste ‘di tutti i colori’, invece avviene sempre il peggio. Non sappiamo se le signorie loro in indirizzo sono a conoscenza del, speriamo, attuale ultimo evento.
Ci rivolgiamo al caso di una giovane infermiera che nell’arco di pochi mesi ha dovuto assistere a tre assegnazioni diverse, come se i lavoratori, nella Asl, fossero considerati alla pari di oggetti da ‘spostare’ a proprio uso e consumo” spiega il sindacalista.
Le dimissioni come unica soluzione
Che continua: “Infatti, alla imposizione dell’ultimo trasferimento ne sono conseguite le dimissioni di una giovanissima infermiera. Da quanto ci risulta, riportiamo di seguito i fatti: assunta a tempo determinato, l’infermiera in questione viene assegnata alle vaccinazioni e dopo breve tempo nella UOC di Oncologia, comunque nelle strutture di Viterbo città.
Non essendo bastate le due assegnazioni, ‘tre signori’ (con la esse minuscola) del Go.P.S. (Governo delle Professioni Sanitarie), hanno deciso una ulteriore assegnazione presso l’ospedale Andosilla di Civita Castellana, dopo aver disposto l’annullamento del trasferimento di un’altra infermiera perché priva del proprio mezzo di trasporto.
Quindi sono passati all’infermiera in questione che ha manifestato le stesse difficoltà e l’impossibilità, con mezzi di trasporto pubblici, di poter raggiungere il posto di lavoro nelle turnazioni ospedaliere, comunicando ai ‘famosi tre’ che sarebbe stata costretta a dare le dimissioni dal lavoro.”
‘Arroganza e mania di comando’
“Imperterriti nelle loro funzioni ‘Gopsiani’ non hanno retrocesso e, di fatto, hanno proceduto al trasferimento. Come preannunciato, la giovane Infermiera è stata costretta a dimettersi da un posto di lavoro pubblico onde evitare il licenziamento per assenze ingiustificate.
A nostro parere, sbagliato o indovinato, questa situazione rispecchia una tale arroganza da equiparare ad uno stato di regime, forse determinato dalla mania di comando/potere che ha evitato, magari, un piccolo avviso di mobilità e che avrebbe potuto soddisfare le esigenze di altri Professionisti Infermieri residenti nei dintorni di Civita Castellana, invece di costringere una Infermiera a presentare le dimissioni in un momento dove la carenza è a tutti nota anche se si sente vociferare l’esistenza di esuberi” tuona Gubbiotto.
Danno psicologico
Che conclude: “Esiste la consapevolezza del danno, forse anche psicologico, causato all’Infermiera al suo primo approccio lavorativo? Non sarebbe il caso di recuperare il ‘danno’ causato alla lavoratrice oggetto di questa missiva? Vogliamo essere fiduciosi auspicando almeno questo.”
Autore: Alessio Biondino
Quando gli infermieri ce li hai, li formi e poi… Te li lasci sfuggire
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