Infermiera, sindaca e vaccinatrice prende per la seconda volta il Covid

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“Si può e si deve vaccinare altrimenti non ne usciremo più, da questa pandemia”. È così che Irene Bellifemine, 49 anni, infermiera (in aspettativa) e sindaca di Malnate, poco fuori Varese, si esprimeva a marzo.

Lo faceva mentre era impegnata in prima persona in una delle prime campagne di vaccinazioni domiciliari (176 fra anziani allettati e pazienti fragili) italiane, realizzata grazie a una catena della solidarietà cui hanno partecipato medici di famiglia, protezione civile e infermieri volontari.

‘Io e mio marito, infermiere, abbiamo contratto la variante inglese’

Era appena ritornata ‘libera’ dopo aver contratto il Coronavirus (a gennaio), Irene, e si era subito rituffata fra i suoi concittadini e pazienti per combattere in prima linea contro la pandemia intanto che, essendo lei reduce dall’infezione, stava aspettando la sua prima dose di vaccino.

Purtroppo, però, come annunciato in un post sui social (VEDI) rivolto alla sua comunità, la sindaca ha dovuto di nuovo fare i conti col virus che ha cambiato le nostre vite: “Sono in agguato le varianti che hanno colpito anche la mia famiglia. Infatti prima mio marito e ora io, abbiamo contratto la variante inglese che ci costringe ancora alla quarantena e alle cure domiciliari” è scritto nel post.

‘Non abbassate la guardia, il virus è ancora pericoloso’

“Voglio rassicurarvi che al momento sto bene e continuo a lavorare da casa grazie al sostegno della giunta e dei dipendenti comunali. L’esempio della mia famiglia deve farci riflettere ancora una volta: non possiamo ritenerci liberi da questo virus ma dobbiamo sostenere chi è in prima linea come mio marito, un infermiere di corsia, nella lotta per il bene comune” ha detto.

E ha concluso con un appello: “Ora chiedo a tutti di non abbassare la guardia, il virus è ancora pericoloso e io ne sono l’esempio”. Eppure, complice la bella stagione che si sta facendo prepotentemente largo sull’Italia e la fine dei campionati di calcio con i relativi vincitori festeggiati a suon di irresponsabili assembramenti, sembra proprio che la guardia non sia proprio altissima.

La gente è provata, depressa, stufa di distanziarsi, di non abbracciarsi, di non distinguere più i lineamenti dei visi altrui. Non ce la fa più a stare a casa, a indossare la mascherina, a subire imposizioni e a non gioire all’aria aperta. È comprensibile. È fisiologico. Ma è altrettanto pericoloso.

Perché l’allentamento delle restrizioni anti-Covid e il caldo in arrivo, come temuto da alcuni virologi e come dimostrato la scorsa domenica in piazza Duomo a Milano, potrebbero davvero degenerare in ripetuti ‘tana libera tutti’ assai difficili da evitare. Speriamo che, forti della voglia di non giocarsi l’estate, gli italiani scelgano la via della responsabilità.

Autore: Alessio Biondino

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