Infermiere eroe? Oppure, più correttamente, un professionista dotato di solide competenze cliniche, capace – con pochi strumenti, dati clinici minimi e una lucidissima capacità di lettura del contesto – di prevenire una tragedia? La retorica dell’“eroe” continua a sorprenderci davanti a episodi che, in realtà, raccontano l’ordinaria efficacia dell’agire infermieristico.
Nulla da togliere all’agire del collega che applaudiamo ma ogni volta che un infermiere riesce a evitare il peggio, si parla quasi di miracolo, quando invece si tratta di perizia, esperienza e formazione. Un infermiere che salva vite: deve essere per forza un eroe!
La società, sembra, non sia ancora pronta ad accettare che, per un infermiere preparato, riconoscere una situazione critica e agire di conseguenza non è eccezione, ma amministrazione quotidiana.
Non ci serve un mantello, basta la competenza.
Non eroe: competenza e professionalità ciò che porta l’infermiere a salvare decine di persone
Tutto è partito da una chiamata per una bambina svenuta durante la notte in un hotel di Roma: una semplice richiesta d’aiuto al servizio di emergenza che però ha innescato una catena di azioni sanitarie rapide ed efficaci.
L’intuizione e l’intervento tempestivo di un infermiere del 118 ha scongiurato una possibile tragedia al Raganelli Hotel, dove era in atto una fuga di monossido di carbonio che ha costretto all’evacuazione 96 ospiti.
Appena giunto sul posto, l’infermiere, dotato di rilevatore di CO in uso standard all’equipaggio ARES, ha rilevato livelli anomali del gas nella stanza.
Senza attendere ulteriori conferme, ha dato il via a un protocollo salvavita: ha disposto l’apertura immediata delle finestre, l’evacuazione delle camere e l’attivazione dei vigili del fuoco.
Ma non si è fermato a questo. Ha riconosciuto sintomi chiari di intossicazione da monossido di carbonio – cefalea, nausea, vertigini – tra gli ospiti dell’hotel e ha indirizzato sei persone in ospedale, inclusa la bambina, assegnando i codici appropriati alla situazione e coordinando le operazioni necessarie con la centrale operativa.
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Le competenze infermieristiche secondo l’opinione pubblica
Il ruolo del collega, secondo le fonti, non è stato solo operativo, ma anche decisionale. Ha coordinato l’assistenza sul campo prima ancora dell’arrivo delle altre ambulanze e dei medici, dimostrando quanto la figura infermieristica sia centrale nei contesti di emergenza.
L’uso competente dei dispositivi di protezione e dei rilevatori ambientali, unito alla capacità di riconoscere un quadro clinico anomalo, ha permesso di evitare che una serie di sintomi sottovalutati degenerassero in una potenziale tragedia collettiva.
Non si è trattato solo di somministrare cure, ma di vedere l’invisibile e agire con prontezza. Un’azione laconica, quella dell’infermiere, ma determinante.
E proprio lì, non solo nei soli gesti di cura, ma nelle forti competenze cliniche che hanno portato l’infermiere, nel silenzio della notte e nel ronzio di un rilevatore, a giocarsi ottimamente il valore concreto della professione.
Una professione che, con la stessa naturalezza, è in grado di confortare un paziente o salvare decine di persone. Dipende sempre dal contesto.
Autore: Dario Tobruk (seguimi anche su Linkedin – Facebook – Instagram – Threads)
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