Un infermiere è stato arrestato con l’accusa di omicidio volontario. Un paziente è deceduto in circostanze sospette, il riscontro di altre morti sospette, tracce di miorilassanti sul corpo del deceduto e quattro fiale di Esmeron che mancano dal carrello di emergenza. Un filone parallelo di indagini, relativo a presunti maltrattamenti da parte dello stesso infermiere, ne compromette ulteriormente la posizione. In conclusione delle indagini, si attende soltanto il processo.
Sospettato di omicidio volontario, molte prove contro l’infermiere
Dopo quasi un anno di indagini, un infermiere di lungodegenza dell’ospedale di Argenta, in provincia di Ferrara, è stato sottoposto a misura di custodia cautelare per il rischio di inquinamento delle prove e per la gravità del quadro indiziario.
Il professionista è accusato di omicidio volontario in seguito alle ricostruzioni degli inquirenti che, a partire da diverse morti sospette e dal decesso di un 83enne avvenuto il 5 settembre 2024, caso l’infermiere risulta indagato, hanno avviato le indagini e disposto l’autopsia del paziente.
Secondo le analisi fatte sul corpo dai consulenti incaricati, e come riportato in conferenza stampa dai titolari delle indagini e dal PM, sono state rilevate tracce di rocuronio somministrato, l’assenza di quattro fiale da un carrello d’emergenza e, secondo le cartelle cliniche del periodo, nessuna prescrizione di questo farmaco che possa giustificare l’atto.
Com’è noto il miorilassante, generalmente usato durante l’intubazione endotracheale, può avere gravi effetti soppressori sulla funzionalità respiratoria e potenzialmente portare alla morte il paziente se non non si procede rapidamente all’intubazione.
Per di più, lo stesso infermiere è indagato per accertare anche per presunti maltrattamenti verso altri pazienti, aggravandone la posizione e la credibilità di fronte all’opinione pubblica.
In attesa che inizi il processo e che dell’accertamento della verità, quantomeno sotto il profilo giuridico, il collega imputato resta comunque trattenuto e in stato di fermo e non potrà operare fino al giudizio definitivo della Corte.
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Non sempre è necessario essere formalmente accusati di reati o gravi inadempienze per ritrovarsi nei guai. Sempre più spesso, gli infermieri devono difendersi non solo dal rischio di controversie legali, ma anche di entrare in conflitto con la Direzione, sempre più in difficoltà nella corretta gestione delle risorse umane, del personale infermieristico e sanitario in generale.
Pertanto, è fondamentale restare aggiornati su come tutelarsi in caso di procedure disciplinari all’interno delle aziende sanitarie e scontri con la Direzione.
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Le procedure disciplinari delle professioni sanitarie
La giurisprudenza ha voluto spiegare la relazione umana e contrattuale che lega l’operatore al paziente e viceversa, coniando un nuovo termine: contatto sociale. Le professioni sanitarie consistono in attività delicate, che purtroppo, ora più frequentemente, incidono nella sfera personale del paziente e soprattutto nei suoi interessi primari, come è appunto la salute. L’attrito che ne può derivare, al di là delle capacità di gestione del professionista, finisce spesso nel contenzioso, che dapprima viene affrontato dalla stessa Azienda sanitaria, alla quale interessa primariamente la soddisfazione dell’utente. Per questo motivo, il professionista si trova ad affrontare delle accuse di negligenza, di imperizia o di imprudenza che si sviluppano in molti modi ma che potrebbero incidere anche definitivamente sul suo futuro professionale. Lo stress, il senso di abbandono e di disarmo che investono l’operatore innocente durante le fasi disciplinari sono perlopiù prodotti dal timore di veder macchiata la propria reputazione con effetti deleteri sull’autostima e sull’eterostima. Inoltre, l’ignoranza del diritto disciplinare è un catalizzante della paura che impedisce al lavoratore di difendersi pienamente dalle accuse perché paralizza ogni possibilità di reazione. Quest’opera è stata realizzata per offrire alle professioni sanitarie un utile strumento di conoscenza e, quindi, di difesa. per comprendere pienamente le regole del sistema così da poterlo gestire in maniera produttiva e, comunque, nel senso della verità e della giustizia. La conoscenza del diritto impedirà una strumentalizzazione della procedura disciplinare affinché non diventi un momento di ritorsione e di punizione per fatti estranei alle accuse. Mauro Di Fresco Insegna Diritto Sanitario ai master infermieristici di I e II livello della Prima Facoltà di Medicina e Chirurgia di Roma. Alla Seconda Facoltà (Ospedale Sant’Andrea) insegna Diritto del Lavoro Sanitario al Corso di Laurea Magistrale in Infermieristica. È relatore di diversi corsi ECM di carattere nazionale, responsabile del link Diritto Sanitario nella rivistaLa Previdenzae scrive anche su Studio Cataldi, Diritto e Diritti, Infoius.it. È consulente legale nazionale di diversi sindacati che operano nel comparto Sanità e nella Dirigenza Medica oltre che in 52 Associazioni di pazienti.
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