Infermieri dal Brasile, c’è chi esulta al grido di: «Hanno discendenti veneti! Parlano il “taliàn”!»

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Anche l’Ulss 1 Dolomiti, così come un po’ tutte le aziende sanitarie italiane, ha un disperato bisogno di infermieri. Tanto che Oscar De Bona, presidente dell’Associazione Bellunesi nel mondo, vorrebbe mettere in piedi un progetto pilota per portare chissà quanti professionisti sanitari brasiliani qui in Italia.


L’operazione, posta al vaglio del commissario Giuseppe Dal Ben, è stata così descritta da De Bona (VEDI Il Gazzettino): «Tutto passa attraverso il circolo di Bellunesi nel mondo di Porto Alegre, nello Stato di Rio Grando do Sul, rappresentato da Stefania Puton, di origini feltrine.


Insieme abbiamo coinvolto l’Università di Caxias do Sul, città che è, con i suoi 500 mila abitanti, la seconda nello stato. Il rettore, che di cognome fa Rech, è originario di Seren del Grappa. Vorrei precisare che sono città e paesi, come anche nello Stato di Santa Caterina, dove il 50% della popolazione ha antenati che provengono da quello che era il vecchio territorio della Repubblica Serenissima.


Molti hanno, insomma, radici bellunesi, vicentine, trevigiane o anche trentine. Ed hanno spesso già in tasca il passaporto italiano, fattore che, in quest’ottica, rappresenta una facilitazione». 


Saranno anche originari dell’Italia, ma… Perleranno italiano? De Bona rassicura tutti: «I nostri discendenti, lo ricordo, parlano il cosiddetto “taliàn”, una varietà linguistica che è un mix delle parlate del nord Italia, con base il veneto».

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Alessio Biondino

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