Muri scrostati, ruggine, tubi rotti, vecchiume, arredamenti vetusti, spifferi, brandine fatiscenti e sbilenche: è in questo scenario che gli infermieri e gli autisti del 118 in servizio presso l’ex caserma dell’Aeronautica di strada Minutara a Modena (è lì che l’Ausl e il Comune hanno insediato la sede per il personale delle ambulanze) sono costretti a cambiarsi, lavarsi, ad effettuare i propri bisogni e a riposarsi tra una chiamata e l’altra (VEDI Gazzetta di Modena).
Altresì, nei bagni ci sono solo le vecchissime turche, non ci sono docce separate per il personale femminile e la privacy è solo una inenarrabile leggenda. Alfonso Bracigliano (dirigente sindacale di Cisl Fp Emilia Centrale) e Stefano Mussi (rappresentante dei lavoratori per la sicurezza), spiegano così la situazione: «Modena è una grande città con uno straordinario 118, che salva, protegge e rappresenta passione, competenza, dedizione.
I professionisti del servizio hanno dato tutto anche durante la pandemia, nonostante strutture non adeguate. Ora è il momento di dire loro grazie con i fatti e un salto di qualità: riteniamo che sia il momento di aprire una grande e concreta riflessione partecipativa per dare al personale del 118 una sistemazione definitiva e degna di questo nome, unendo tutte le forze in campo».
E ancora: «Ruggine sugli armadietti, muri scrostati dall’umidità, bagni con le turche degli anni ‘60 non a norma e senza dubbio non adatti all’utenza, men che meno quella femminile. Le docce sono due ma non hanno un antibagno, ragion per cui occorre organizzare turni tra uomini e donne per il loro utilizzo. Da più di un mese, inoltre, l’acqua per il funzionamento dei servizi igienici viene derivata da una cisterna d’emergenza».
«Chiediamo al nuovo sindaco Massimo Mezzetti e all’Ausl – concludono i sindacalisti – che sappiamo avere a cuore il 118, di tirare una riga e di aprire un grande cantiere organizzativo sul futuro del servizio, discutendo con i suoi professionisti e le organizzazioni sindacali. Basti pensare che nell’ex aeronautica abbiamo spogliatoi per gli infermieri e il personale, posizionati a quasi un chilometro dalla sede operativa del 118 mentre un servizio moderno avrebbe bisogno di essere organizzato con la logica di un polo integrato.
È un rebus difficile ma Modena può e deve risolvere questa situazione. Siamo passati dall’esperienza pesante di un 118 che operava nei container nei quali pioveva dentro, ad una ex caserma nella quale il progetto di una cittadella della salute è al palo, complice il rapporto difficile col demanio militare, proprietario dell’ex aeronautica. Lo stesso demanio che leggiamo essere stato interessato a Firenze per la realizzazione del nuovo stadio su una sua superficie. Ci limitiamo ad osservare che sarebbe utile un analogo approccio proattivo anche per quel che riguarda l’headquarter del 118 di Modena».
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