Infermieri e Razzismo nei Social. Attenzione a quello che condividete!

Dario Tobruk 11/07/18
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Affrontiamo e discutiamone di un tema spinoso: infermieri e razzismo. La crescente  condivisione e pubblicazione di post ambigui in cui la propria legittima opinione, convinzione politica e sociale si riversa in esternazioni pericolose per la propria posizione e il decoro e la figura di tutta la categoria infermieristica, dovrebbe, ulteriormente, farci riflettere sul corretto uso che facciamo dei Social Network e in generale di ogni pubblica esposizione.

Infermieri e Razzismo nei Social Network. Attenzione a quello che si condivide!

Ripetiamo, al di là di ogni colore e convinzione politica ci preme ricordare che effettivamente, ogni qualvolta siamo riconoscibili come infermieri, dobbiamo mostrare lo stesso contegno e decoro che ci hanno reso una figura dal forte appeal (Censis,2012) e professionale agli occhi dei cittadini (CittadinanzaAttiva).

Questo è necessario che continui sui Social Network: le moderne e virtuali piazze cittadine in cui ogni giorno ci incontriamo, scontriamo e condividiamo scorci delle nostre vite con gli altri. Esatto, ad oggi, stare su Facebook è come stare in piazza, la nostra Agorà.

In piazza con la divisa

Sei riconoscibile come infermiere? Una foto, un selfie, il titolo di studio o il semplice fatto che vivi la tua professione quotidianamente anche sui tuoi profili fanno di te un professionista sanitario riconoscibile da ogni cittadino? Bene allora stai attento a quello che condividi.

Staresti tranquillo a parlare in piazza con la divisa addosso rischiando che qualcuno possa equivocare quello che dici? Parleresti di immigrazione senza contestualizzare la tua posizione e useresti cosi facilmente parole fraintendibili senza le necessarie premesse?

Questo è quello che succede quando condividi post equivocabili o fake news.

Cosa si rischia a pubblicare, diffondere e scrivere fake news razziste.

Purtroppo mi preme riconoscere come si condividano, con troppa leggerezza, contenuti che vanno contro il nostro Codice Deontologico:

Articolo 4
L’infermiere presta assistenza secondo principi di equità e giustizia, tenendo conto dei valori etici, religiosi e culturali, nonché del genere e delle condizioni sociali della persona.

Articolo 5
Il rispetto dei diritti fondamentali dell’uomo e dei principi etici della professione è condizione essenziale per l’esercizio della professione infermieristica.

Nell’errore di supporre che il nostro pensiero politico possa essere sempre compreso senza alcuna premessa, nella sua integrità e senza pregiudizi;  quando condividiamo un post sui migranti, sulla questione Meridionali vs Settentrionali (ricordiamo il caso del millantato infermiere) o addirittura sull’utenza stessa ci fidiamo della comprensione altrui: collega o cittadino che sia.

Eppure lo stesso potrebbe rilevare la tua condivisione o la tua posizione espressa su Facebook e segnalarti al tuo Ordine o a giornali locali e nazionali.

In caso di procedura disciplinare:

I rischi espressi dall’Ordine:

– violazione della privacy di pazienti o colleghi;
– inappropriata condivisione e diffusione di informazioni sensibili;
– violazione dei confini professionali;
– violazione della riservatezza di informazioni sanitarie;
– compromissione dell’immagine professionale dell’infermiere, dell’organizzazione a cui appartiene o del sistema sanitario.

Sanzionati o licenziati per un selfie

L’Ordine e il Ministero della Salute sono da tempo attivi nel prevenire eventi che porterebbero a sanzionare o licenziare gli operatori sanitari. Nel suo articolo più diffuso la FNOPI ricorda le numerosi fonti: “Peraltro i social media sono già stati oggetto di fatti con riflessi penalistici o civilistici in cui era coinvolto il personale sanitario (Benci L, 2013) e oggetto di cronaca (Il Tirreno, 2011; Il Corriere Fiorentino, 2011; Neri M, 2011; Blitz quotidiano, 2011; Quatraro M, 2011)

Infermieri e razzismo: cosa fare prima di postare sui Social?

Prima di tutto ogni argomento che possa correlare infermieri e razzismo nella stessa frase è assolutamente non condivisibile. Non dovrebbero esserci infermieri che contestano articoli di giornale in cui si critica un cittadino che ha urlato “negro” a chicchessia (letto con i miei occhi).

Ogni volta che pubblichiamo e condividiamo un post dovremmo appellarci ai comportamenti che da molti anni enti come l’HON (Health On the Net Foundation ) e la Fnopi prescrivono:

tra le indicazioni della FNOPI:

  • osservare i principi deontologici e rispettare i confini professionali;
  • essere consapevoli che i pazienti, i colleghi, le istituzioni e i datori di lavoro possono visualizzare i loro messaggi;
  • impostare correttamente le opzioni dei social media relative alla privacy e mantenere separate le informazioni personali da quelli professionali;
  • segnalare alle autorità competenti eventuali contenuti presenti sui social media che possono danneggiare la privacy, il benessere e i diritti degli assistiti o dei colleghi;
  • partecipare allo sviluppo di politiche istituzionali che disciplinino la condotta online.

E i suggerimenti basilari:

  • far valere gli standard professionali anche per la condotta online o in qualsiasi altra circostanza;
  • non condividere o pubblicare informazioni o immagini ottenute attraverso la relazione tra l’infermiere e il paziente;
  • non fotografare o girare video di pazienti utilizzando dispositivi personali compresi i telefoni cellulari;
  • mantenere i confini professionali;
  • non fare commenti su pazienti, colleghi o datori di lavoro anche se non sono direttamente identificati.

Vai direttamente al link della FNOPI

L’Health On the Net Foundation

ATTRIBUZIONE: DATA E RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
La provenienza delle informazioni diffuse devono essere accompagnate da referenze esplicite e, se possibile, da links verso questi dati. La data dell’ultimo aggiornamento deve apparire chiaramente sulla pagina (ad esempio in basso ad ogni pagina).

Sito dell’HonCode

 

Ma sopratutto appelliamoci al nostro buonsenso: se siamo infermieri, siamo infermieri sempre, anche fuori dall’ospedale e dentro i social network. Quindi colleghi attenzione a quello che condividete. Spesso il limite tra il legittimo diritto di espressione e l’incorrere in sanzioni deontologiche è più breve di quello che pensiamo.

Autore: Dario Tobruk

Fonti:

Dario Tobruk

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