Infermieri lombardi, la fuga in Svizzera si intensifica

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L’esodo degli infermieri italiani verso la Svizzera continua. E anzi, si intensifica sempre di più. A lanciare l’allarme è il sindacato Nursing Up, con un nuovo comunicato del presidente nazionale Antonio De Palma.

«Stipendi base da 3500 euro al mese, netti, anche al primo incarico post laurea. Il Ticino continua ad attingere, giorno dopo giorno, alla vicina Lombardia, che diventa un vero e proprio ‘serbatoio’ di professionisti della salute», spiega De Palma.

Che continua: «Il settore sociosanitario del Ticino impiega oggi 16.000 dipendenti, di cui 4.300 sono frontalieri» ed «è impossibile non immaginare che tutto questo ricada sulla qualità dei servizi».


E infatti: «In provincia di Varese, nelle case di cura, si arriva al 50 per cento di infermieri in meno rispetto a qualche anno fa. Un gap che sembra impossibile recuperare. Negli ospedali sul territorio, cioè nell’Asst Sette Laghi e nella valle Olona, ne mancano circa 500. In totale sono almeno 800 gli infermieri mancanti in provincia. Dove sono questi infermieri?» si domanda il presidente Nursing Up.

Che tira di nuovo in ballo le dimissioni volontarie degli infermieri, stanchi di stipendi da fame, sfruttamento selvaggio e prese per i fondelli: «Ma soprattutto dove vanno coloro che decidono di dimettersi? Nel 2022 l’Opi Varese ha fatto registrare 350 cancellazioni da parte di infermieri, mentre il picco massimo era sempre stato di 150 negli anni precedenti.


Di questi 350 la maggior parte hanno scelto di diventare frontalieri, diretti in terra elvetica. Sono numeri che denotano un peggioramento della situazione, visto che nel 2021 erano stati circa 250 gli infermieri passati a lavorare in Svizzera. Mediamente sono circa 20 al mese gli infermieri della provincia di Varese che scelgono di andare a lavorare oltre confine, per la maggior parte in Svizzera.

Non è certo più rosea la situazione in provincia di Como. Nel solo 2021, 283 dipendenti dell’ASST Lariana hanno volontariamente rassegnato le dimissioni e oltre la metà di questi ha deciso di diventare frontalieri, lavorando stabilmente nel sistema sanitario svizzero. I dati cantonali confermano un trend pericolosamente in crescita, registrando nel triennio 2020-2022 una media di circa 350 professionisti della salute (di cui il 90% sono infermieri) che sono passati oltre confine nelle province di Varese e Como. Si tratta di più del doppio dei trienni precedenti».


Numeri impietosi, destinati a peggiorare: «Entro la fine dell’anno, nella sola Asst SetteLaghi, ovvero l’azienda ospedaliera che controlla le strutture della provincia di Varese, sono previsti oltre tutto 180 pensionamenti, un numero difficilmente colmabile, visto che i concorsi vanno pressoché deserti».

Altresì, «siamo venuti a conoscenza di possibili assunzioni addirittura dall’America Latina per tamponare la falla. Dovrebbero essere 12 unità, e arriveranno da Paraguay e Argentina. Saranno i primi infermieri extracomunitari assunti direttamente da un ospedale pubblico – l’Asst Sette Laghi – dall’altra parte del mondo. In queste settimane stanno sostenendo gli esami e i colloqui a distanza e in autunno, se promossi, potranno entrare in servizio». 

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Alessio Biondino

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