La denuncia: “Un infermiere ogni 35 pazienti, ma chi di dovere fa orecchie da mercante”

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Da giorni, il sindacato Nursind Toscana ha proclamato lo stato di agitazione del personale del Servizio sanitario regionale. E da quanto si apprende, nonostante l’incontro avvenuto in questi giorni con i rappresentanti della Regione, la protesta continuerà.

Le richieste di Nursind

Il motivo? Dalla regione fingono di non capire la grave situazione in cui versa il personale sanitario e i rischi che, per tale motivo, inevitabilmente, corrono i cittadini. E reagiscono con una mancata apertura alle richieste del sindacato, che comprendono: una revisione delle dotazioni organiche, lo stop al blocco delle assunzioni, il rifinanziamento del fondo per il personale nei reparti Covid e l’immobilismo della Regione dopo le denunce a seguito delle aggressioni subite dagli operatori sanitari.

Chiusura totale

Come spiegato da Giampaolo Giannoni, coordinatore regionale Nursind: “Ebbene a fronte di queste richieste abbiamo verificato con sconcerto una chiusura totale da parte dei nostri interlocutori.

Siamo quindi costretti a proseguire con lo stato di agitazione: nelle prossime settimane organizzeremo una manifestazione sotto la sede della Regione proprio per rendere note in maniera ancora più chiara le enormi difficoltà che sta vivendo il personale sanitario.

Difficoltà che finiscono per riverberarsi sulla popolazione, che non può contare su un’assistenza sanitaria adeguata. E’ bene che sia chiaro un concetto: questi tagli non creano disagi soltanto al personale sanitario. Noi siamo in prima linea, certo. Ma a rimetterci sono soprattutto i cittadini”.

Organici in sofferenza

La carenza cronica di personale, così come in tutto il resto d’Italia, è di certo il problema più grave: Il ‘no’ che ci ha fatto più male riguarda gli organicial momento non esiste nessun modello che definisca a livello regionale il reale fabbisogno del personale infermieristico – seguita Giannoni –, che vive oggi una condizione di straordinaria sofferenza.

Gli standard scientifici ci dicono che un rapporto 1 a 8 tra infermiere e pazienti rischia di essere pericoloso: ebbene in molti reparti di degenza tale rapporto arriva a 1 a 15, in alcune Rsa 1 a 35. Abbiamo colleghi con centinaia di ore di straordinario che lavorano con il sistema della produttività aggiuntiva, quindi con maggiori spese a carico delle aziende, per ricoprire ii turni ordinari.”

Niente aspettative

Persino i reparti di rianimazione sono sotto organico. Siamo fuori da ogni logica e quando chiediamo nuovo personale alle aziende sanitarie per far fronte a questa situazione catastrofica ci viene risposto che ‘la Regione non autorizza’.

Siamo arrivati al punto che le aziende sanitarie non concedono più nemmeno le aspettative a chi ne ha bisogno, magari per gravi motivi personali spesso legati a fragilità: la situazione di sotto-organico cronico non lo consente.

Stante questa situazione ci saranno sicuramente problemi a ripartire con tutti i servizi ordinari al termine del periodo di ferie e questo porterà a nuovi disagi alla popolazione.

Se aggiungiamo che il turnover è in forse, con contratti in scadenza e nessuna risposta su cosa accadrà, e che le graduatorie del personale infermieristico e Oss sono ferme, il quadro della situazione è completo. Non va certo meglio dal punto di vista economico: ormai da cinque anni non riceviamo più le cosiddette risorse aggiuntive regionali, che ci avrebbero consentito delle piccole integrazioni agli stipendi del personale.

Durante l’incontro in prefettura ci è stato risposto in maniera fin troppo chiara che con la situazione attuale non c’è alcuna prospettiva di sblocco di queste risorse”.

L’amarezza

E l’amarezza non può non farsi sentire: Siamo amareggiati. Amareggiati per la scarsa sensibilità dimostrata dalle istituzioni regionali nel comprendere il sacrificio fatto in questi anni dal personale sanitario e la drammaticità del momento che stiamo vivendo.

Amareggiati perché noi parliamo di problemi concreti, di lavoratori che mancano e la Regione ci risponde con espressioni come razionalizzazione e salvaguardia degli equilibri di bilancio. Questa salvaguardia, ci domandiamo, deve essere fatta sulla pelle del personale sanitario?

E’ possibile che i due anni e mezzo di lotta alla pandemia non hanno insegnato niente? E che non ci sia interesse per la qualità del trattamento sanitario che viene erogato alla popolazione?”.

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Alessio Biondino

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