Lazio, altri 600 infermieri si licenziano e fuggono dalla professione

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La situazione di Roma è lo specchio di quanto accade in tutta Italia. Ovunque la categoria è sempre più demotivata. Il nostro è un lavoro usurante e sottopagato: le buste paga degli infermieri pubblici sono sostanzialmente ferme, negli ultimi 13 anni abbiamo visto soltanto un aumento di 80 euro lordi al mese. Come si pensa di trattenere chi già svolge la professione e, nel contempo, pensare di attrarre i giovani?”

La fuga

A dirlo è il leader nazionale del sindacato NurSind, Andrea Bottega, per commentare la vera e propria fuga di infermieri laziali dalla professione. Già, perché in 600, regolarmente assunti, se ne erano già andati verso chissà quali lidi alla fine del 2021 e altrettanti, se non di più, dovrebbero seguirli durante l’anno in corso.

Condizioni insostenibili

Come sottolineato a Il Messaggero da Stefano Barone, segretario del NurSind del Lazio, “quest’anno i numeri sono destinati solo ad aumentare”. I motivi? “Beh, le loro condizioni di lavoro sono diventate insostenibili: stipendi più bassi rispetto al resto d’Europa, con lo Stato che non ha nemmeno erogato loro l’indennità straordinaria Covid da 75 euro, turni massacranti, nessun turn over e aggressioni continue, decine e decine al giorno soprattutto nei pronto soccorso” spiega Barone.

Scappano in molti tra i 30 e i 50 anni

E purtroppo a scappare dalla nostra sanità non sono solo quelli che, stanchi di tutto, optano per il prepensionamento: negli ultimi 6 mesi del 2021 si sono licenziati moltissimi operatori tra i 30 e i 50 anni!

Come arrestare l’emorragia? Beh, è molto complicato. Perché di infermieri formati, assertivi e pronti a farsi massacrare dalla nostra sanità per pochi spiccioli non se ne trovano dietro l’angolo.

Come arrestare l’emorragia?

Comunque… Dopo l’esaurimento della graduatoria del concorso del Sant’Andrea, a breve dovrebbe essere lanciato dall’Asl Roma 2 un bando per selezionare e assumere altri professionisti, ma non è detto che basti.

Perché, come evidenziato da Barone, negli ospedali di secondo livello, quelli che garantiscono ancora più specializzazioni, si fa fatica a fare i turni. E parlo del San Camillo, Tor Vergata, San Giovanni, Sant’Andrea o del Policlinico Umberto I. In ognuno di questi servirebbe almeno un migliaio di uomini e donne in più.”

Il prossimo venerdì mattina, nei pressi di Torre Argentina, ci sarà un presidio degli infermieri iscritti al sindacato, che per quel giorno ha proclamato 24 ore di sciopero.

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Alessio Biondino

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