L’infermiera in pensione volontaria: «Non saprei stare in casa. Se il malato chiama, devo andare»

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Dopo la storia dell’infermiera mantovana che, dopo la meritata pensione, ha deciso di tornare a lavorare in ospedale praticamente gratis (VEDI) per la gioia incontenibile della sua Asst, nella giornata di ieri i media hanno deciso di proporre una storia simile. Stavolta, però, si parla di territorio.

La storia è quella di F., un’infermiera residente nelle Marche, raccontata nel docufilm “Ovunque per il bene di tutti” (promosso dalla FNOPI) che ha divulgato i vissuti di alcuni infermieri di comunità che si sono distinti nei diversi campi dell’assistenza sul territorio.


In un’intervista telefonica al quotidiano Centro Pagina, la donna ha dichiarato: «Una volta in pensione ho deciso con una collega di fare qualcosa per i miei pazienti e per coloro che stanno a casa». È nata così una Onlus, divenuta poi una Organizzazione di Volontariato, per l’assistenza domiciliare gratuita.

L’energica F. ha così descritto questa sua nuova vita professionale da volontaria: «La patologia oncologica è complessa, non fai solo la medicazione. È tutto l’insieme che ti prendi addosso. Non saprei stare ferma dentro casa, se il malato mi chiama, io ci devo andare. Per chi non sta in ospedale, è importante poter contare su un numero di telefono sempre attivo: è una sicurezza. Sapete il mondo gira alla velocità della luce e noi non possiamo restare fermi».


Vista la grave carenza di infermieri di comunità nel territorio, la collega fa anche un appello: «Noi siamo pochi, servirebbero più infermieri volontari». Ma reperirli non sembra una cosa facile, in questo periodo: con la professione in piena crisi di consensi, di riconoscimento, di studenti, di personale e retribuita con due spiccioli, ci sono davvero infermieri (pensionati e non) disposti a lavorare a titolo gratuito? Cosa potrebbe spingerli a farlo?

I sorrisi, forse. A domanda diretta su quale sia il ringraziamento più bello ricevuto per la sua nuova attività, l’infermiera non ha dubbi: «Questa è una domanda difficile. Credo che tutto stia nei sorrisi che ci scambiamo. I nostri pazienti ci aspettano tutti i giorni: noi infermieri siamo un punto di riferimento sicuro per loro. Quando ti trovi in quelle condizioni, pure le cose più stupide possono diventare problemi enormi. È importante esserci».

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