Non c’è niente da fare: quando la denominazione infermiere viene accostata a termini e concetti vicini alla santità, alla vocazione, al porgere l’altra guancia e alla missione, il tutto fa sempre notizia.
O almeno è ciò che pensano i giornalisti, sempre pronti a sparare titoloni a tema e a parlare della professione infermieristica in senso clericale, senza informarsi circa le leggi che oggi regolano la figura e soprattutto senza stare minimamente attenti a non minare la credibilità di un’intera categoria di professionisti.
Ed ecco che ora gli infermieri, professionisti laici, intellettuali, laureati e iscritti a un Albo, vengono chiamati in servizio dagli angeli. Avete capito bene: in un’intervista al quotidiano Il Vibonese, Tonino Cichello, l’infermiere che ha assistito Fortunata Evolo detta Natuzza (mistica italiana, proclamata “serva di Dio” dalla Chiesa Cattolica”), ha raccontato della sua relazione d’aiuto con la donna. E ha condito il tutto con un episodio decisamente… Mistico.
«Quando penso al privilegio che ho avuto mi sento indegno e mi chiedo perché proprio a me. Un giorno lo chiesi anche a lei e mi rispose: “Mica sono stata io, il Signore ha voluto”» spiega il professionista Tonino.
Che continua: «All’inizio curavo principalmente il processo di cateterizzazione del marito Pasquale, poi ho cominciato ad effettuarle i prelievi del sangue, due tre volte alla settimana, e delle flebo per 30 giorni, una volta l’anno. L’ho fatto fino a quando le sue condizioni di salute non si sono aggravate ed è stata ricoverata in ospedale».
E poi, un giorno… La chiamata: «Un giorno mi sono svegliato di soprassalto di primo mattino, con il pensiero fisso che dovevo recarmi alla Fondazione a trovare Natuzza. Dopo un po’ di titubanza mi sono alzato e sono sceso in automobile a Paravati.
Appena premuto il campanello della Casa per anziani in cui viveva la porta si è aperta, sono salito al piano superiore senza incontrare nessuno e Natuzza era lì ad attendermi, con un occhio fortemente arrossato. Al suo fianco il laccio e l’ago già pronti per effettuare il prelievo. Quando le ho raccontato l’episodio mi ha spiegato che le era sembrato male telefonarmi e che aveva, per questo, inviato l’angelo».
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