Longo (Bocconi): “L’infermiere? Un lavoro oblativo, bisogna investire sulle vocazioni”

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Come chiaramente sottolineato in un’intervista pubblicata da Il Tirreno, anche Francesco Longo, direttore dell’Osservatorio del Cergas/Sda dell’Università Bocconi sulla gestione dell’assistenza sanitaria e sociale, membro del Consiglio superiore della Sanità e ricercatore per l’organizzazione e la gestione del personale nelle aziende pubbliche, non ha dubbi: se mancano gli infermieri è soprattutto perché… Non ci sono vocazioni.


Eh già: gli infermieri «mancano e mancheranno – spiega il bocconiano -. Le professioni sanitarie sono 23: infermieri, tecnici di laboratorio, fisioterapisti… Per gli infermieri non abbiamo le vocazioni».


Più nel dettaglio, Longo sottolinea: «Non è un problema di stipendio. I giovani di oggi sono una generazione narcisista, nel senso che sono attratti da lavori narcisisti, mentre l’infermiere è un lavoro oblativo. E quindi abbiamo un problema generale di mancanza di persone che fanno lavori di cura».


Ed ecco che arriva una nuova ricetta per risolvere la grave carenza di professionisti: «Quattro mosse per provare a risolvere il problema: primo, ridurre le 23 professioni sanitarie e portarle a 8 come hanno i tedeschi, così si aumenta la flessibilità tra categorie professionali. 


Secondo, a Varese non hanno infermieri perché vanno a lavorare tutti in Svizzera. Hanno verificato che il 30% del lavoro che fanno gli infermieri può essere fatto da amministrativi e questo già ridurrebbe il problema, appunto, del 30%. Terzo, dobbiamo fare una campagna nazionale con testimonial, in grande stile, rilanciando la bellezza di fare l’infermiere: tempo indeterminato, posto sicuro, ben pagato e si può fare ovunque. 


Serve un lavoro serio sulle vocazioni che non significa un poster appeso negli ospedali ma “l’invasione” dei social. Quarto, dobbiamo attrezzarci per importare infermieri da altri Paesi».


Sul lavoro “oblativo”, ovvero “contraddistinto dalla capacità di amare e di offrire liberamente senza contropartite” (VEDI Treccani) avremmo qualche dubbio, ma… Oramai la ricetta di governo, dirigenti aziendali, intellettuali, scienziati e addetti ai lavori per contrastare la gravissima carenza di infermieri a livello nazionale ci sembra ben delineata: cercare in nome della vocazione e a tutti i costi missionari, sacerdoti e suore mancate disposti a lavorare “senza contropartite” o lavoratori del terzo mondo pronti a fare di tutto per qualche spicciolo.

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Alessio Biondino

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