Tragedia del Natisone, infermiere Sores subito a processo

Dario Tobruk 19/06/25

Tragedia del Natisone, giudizio immediato, infermiere Sores e ritardi nei soccorsi: sono queste le parole che segnano una vicenda giudiziaria ancora aperta.

Un infermiere e tre vigili del fuoco sono accusati di omicidio colposo per la morte di tre giovani travolti dalla piena del torrente in Friuli.

Il primo a muoversi è proprio l’infermiere Sores, che chiede di andare subito a processo per chiarire le proprie responsabilità.

Tragedia del Natisone, infermiere e tre vigili del fuoco a processo

La tragedia del Natisone, avvenuta il 31 maggio 2024, riecheggia ancora nell’opinione pubblica: le famiglie dei tre giovani travolti e uccisi dalla piena del torrente in Friuli Venezia Giulia, mentre si trovavano su un isolotto, attendono ancora giustizia.

Nonostante le numerose chiamate ai soccorsi, l’intervento non è arrivato in tempo per salvarli.

L’inchiesta aperta dalla Procura di Udine ha portato all’iscrizione nel registro degli indagati per omicidio colposo di quattro persone: un infermiere della centrale Sores e tre vigili del fuoco della sala operativa del 115, tutti accusati di presunti ritardi e omissioni nella gestione dell’emergenza.

Nella complessa vicenda giudiziaria sulla tragedia del Natisone, un primo segnale netto arriva da uno degli indagati principali: l’infermiere in servizio alla Sores del Friuli Venezia Giulia ha chiesto il giudizio immediato.

Un passaggio strategico che, se accolto, salterebbe l’udienza preliminare fissata per il prossimo 19 settembre, portando la difesa dell’infermiere Sores direttamente in aula per affrontare il processo e tentare di dimostrare la propria estraneità rispetto alla condotta degli altri indagati.

A confermare l’intenzione è l’avvocato dell’infermiere, Maurizio Miculan, che spiega: “La scelta nasce da due ragioni. La prima è tecnica: la complessità dell’inchiesta impone una difesa articolata, che richiede il confronto diretto con testimoni e consulenze. La seconda è umana: trascinare ulteriormente questo processo è una forma di pena per tutti, non solo per le famiglie delle vittime ma anche per chi, come il mio assistito, è accusato pur avendo operato secondo legge e protocolli”.

Una posizione che non suona solo come una mossa legale, ma come una presa di distanza dalle altre figure coinvolte.

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La giurisprudenza ha voluto spiegare la relazione umana e contrattuale che lega l’operatore al paziente e viceversa, coniando un nuovo termine: contatto sociale. Le professioni sanitarie consistono in attività delicate, che purtroppo, ora più frequentemente, incidono nella sfera personale del paziente e soprattutto nei suoi interessi primari, come è appunto la salute. L’attrito che ne può derivare, al di là delle capacità di gestione del professionista, finisce spesso nel contenzioso, che dapprima viene affrontato dalla stessa Azienda sanitaria, alla quale interessa primariamente la soddisfazione dell’utente. Per questo motivo, il professionista si trova ad affrontare delle accuse di negligenza, di imperizia o di imprudenza che si sviluppano in molti modi ma che potrebbero incidere anche definitivamente sul suo futuro professionale. Lo stress, il senso di abbandono e di disarmo che investono l’operatore innocente durante le fasi disciplinari sono perlopiù prodotti dal timore di veder macchiata la propria reputazione con effetti deleteri sull’autostima e sull’eterostima. Inoltre, l’ignoranza del diritto disciplinare è un catalizzante della paura che impedisce al lavoratore di difendersi pienamente dalle accuse perché paralizza ogni possibilità di reazione. Quest’opera è stata realizzata per offrire alle professioni sanitarie un utile strumento di conoscenza e, quindi, di difesa. per comprendere pienamente le regole del sistema così da poterlo gestire in maniera produttiva e, comunque, nel senso della verità e della giustizia. La conoscenza del diritto impedirà una strumentalizzazione della procedura disciplinare affinché non diventi un momento di ritorsione e di punizione per fatti estranei alle accuse. Mauro Di Fresco Insegna Diritto Sanitario ai master infermieristici di I e II livello della Prima Facoltà di Medicina e Chirurgia di Roma. Alla Seconda Facoltà (Ospedale Sant’Andrea) insegna Diritto del Lavoro Sanitario al Corso di Laurea Magistrale in Infermieristica. È relatore di diversi corsi ECM di carattere nazionale, responsabile del link Diritto Sanitario nella rivistaLa Previdenzae scrive anche su Studio Cataldi, Diritto e Diritti, Infoius.it. È consulente legale nazionale di diversi sindacati che operano nel comparto Sanità e nella Dirigenza Medica oltre che in 52 Associazioni di pazienti.

 

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L’infermiere Sores vuole dimostrare l’estraneità all’atto di colpevolezza

Non è solo un atto formale. È un segnale. Un modo per affermare una posizione diversa rispetto i tre vigili del fuoco.

Una strategia che mira, evidentemente, a evidenziare eventuali discordanze operative e decisionali tra la centrale Sores e i soccorritori dei Vigili del Fuoco. Il messaggio, tra le righe, è chiaro: non tutti i ritardi hanno lo stesso peso, non tutte le responsabilità sono sovrapponibili.

L’avvocato insiste sulla correttezza dell’operato dell’infermiere Sores, sottolineando che il suo assistito avrebbe agito attenendosi ai protocolli previsti per la gestione delle emergenze. Ma il clamore mediatico e la pressione sociale rischiano di compromettere la percezione pubblica ben prima che un giudice si pronunci.

In attesa della decisione del Giudice

La scelta sarà comunque del GIP che dovrà decidere se accogliere la richiesta o meno. Il rischio per l’infermiere è essere accorpato allo stesso processo e dover dimostrare la propria estraneità, non in un processo singolo, ma in un campo legale di responsabilità di équipe, dove risulta più difficile riuscire a dividere le responsabilità della tragedia.

A prescindere dalla verità fattuale della vicenda, esiste una verità giuridica e purtroppo queste, non sempre combaciano perfettamente.

Resterebbe sul tavolo una verità che vada oltre il diritto in ogni caso: ogni tragedia di questa portata lascia dietro di sé rancori, accuse, sensi di colpe e fughe di responsabilità, che cadono dall’alto dei servizi dirigenziali verso gli ultimi, gli operatori.

Gli ultimi rappresentanti dei disservizi territoriali pubblici, appunto infermieri, ma anche vigili del fuoco, poliziotti, e tutti i pubblici ufficiali, che si trovano spesso da soli ad affrontarne il peso politico.

Il peso dal punto di vista giuridico, umano ed emotivo, di una tragedia per gli altri, e di un’altra tragedia per sé stessi.

Autore: Dario Tobruk  (seguimi anche su Linkedin – Facebook InstagramThreads)

Dario Tobruk

Dario Tobruk è un infermiere Wound Care Specialist, autore e medical writer italiano. Ha inoltre conseguito una specializzazione nella divulgazione scientifica attraverso un master in Giornalismo e Comunicazione della Scienza, focalizzandosi sul campo medico-assistenziale e sull…Continua a leggere

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