Passa al Senato il Ddl sulla Responsabilità Medica.

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E’ stato approvato dal senato con 186 voti favorevoli, il disegno di legge sulla responsabilità professionale, che adesso torna alla camera. Il significato ultimo del risultato è che lo sforzo condiviso di molti esponenti politici ha portato certamente ad un esito buono, ma non assolutamente convincente e positivo.

Sono gli stessi senatori Pd a evidenziare il tratto di miglioria della nuova proposta non mancando, però, di  porre l’attenzione sui tanti aspetti controversi di una materia complessa.

L’impressione è quella di aver partorito, in tema di responsabilità professionale dell’operatore sanitario, un piccolo risultato, contro il quale però era imponente la mole di richiesta di innovazione e miglioria.

è un sistema che continua a difendersi”: sono queste le parole della senatrice Alessia Petraglia. E se prima si è trattato di difendersi dal paziente, creando indirettamente il ricorso alla c.d medicina difensiva, adesso ci si difende dal cumulo enorme di ricorsi e spese che dai precedenti interventi normativi sono derivati ( 34.000 richieste di risarcimento e denunce contro gli operatori sanitari che segnano un aumento del 250% rispetto ai dati del 94, per una spesa che si aggira intorno ai 10 miliardi di euro). Ci si difende, senza però creare soluzioni all’altezza, assurgendo le linee guida e le buone pratiche assistenziali a garanti e baluardi della incolumità del paziente, sminuendo il significato principe del ruolo del medico, una volta impegnato nell’arte medica, adesso esecutore materiale di pratiche standardizzate.

Responsabilità Medica: Tanti i punti critici, mediocri i risultati positivi.

Fra i punti a favore, sicuramente la maggiore serenità dell’operatore sanitario ormai abituato a difendersi, con le armi della prescrizione garantista, dal paziente, divenuto d’un tratto, nemico contro il quale tenere alta la guardia. Positivo, ovviamente il risparmio per le casse dello stato, ma a quale prezzo?… certamente una diminuzione della tutela apprestata ai pazienti.

I punti critici sono, infatti, riferibili alla condizione di precaria fragilità che ricade sul paziente, il quale dovrà barcamenarsi tra differenze di applicabilità della “nuova” responsabilità extracontrattuale e quella contrattuale.

Quest’ultimo dovrà poi avere a che fare con l’inversione dell’onere della prova, che in soldoni si traduce nel dover dimostrare di aver subito il danno, richiedendo alle stesse strutture pubbliche la documentazione atta a difenderlo, disegnando, così, un bizzarro paradosso.

Altri punti di criticità sono riferibili al sistema assicurativo che mutua dalle RCA auto parte della sua disciplina; per non parlare del ricorso agli organismi di conciliazione preventiva che rappresentano, nella pratica, solo un maggiore onere per il paziente piuttosto che concreto strumento di deflazione del carico di ricorsi giudiziali; si delega inoltre, alla Società Scientifica, senza che però siano previste le modalità di svolgimento, il compito di creazione delle Linee Guide che divengono ago della bilancia della responsabilità medica.

Non si interviene sui veri problemi del Ssn: burnout degli operatori sanitari, sovraffollamento dei pronto soccorso, mancanza di medici e infermieri, percentuali di pazienti per operatore sanitario non in linea con gli standard europei, emigrazione di giovani laureati verso altri paesi, tempi di attesa per visite mediche lunghissime ecc.. ecc..

Siamo quindi davanti ad una soluzione condivisa e voluta da quasi tutti, perché ormai tutti si sono abituati a vivere un Ssn mediocre, dove un provvedimento solo sufficiente diviene frettolosamente soluzione per tutti i mali. E’ il triste ma ormai consolidato meccanismo del “meglio questo che nulla”, ancora una volta in Italia ci si muove a rilento.

Martino Vitaliano Di Caudo

Martino Di Caudo

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