Ha del paradossale, e persino dell’assurdo, la vicenda che ha coinvolto il consigliere PD Alberto Bignardi, che paragona polizia locale a infermieri.
Secondo l’esperto politico, infatti, gli agenti starebbero alle forze dell’ordine come gli infermieri starebbero agli ordini dei medici. Ma ancora più assurde sono le polemiche che emergono da associazioni e controparti: “Respingiamo analogie denigratorie”, seguite poi dalle scuse del consigliere.
E in tutto questo, rimane, come al solito con un cerino in mano e una goccia di lacrima versata sulla guancia, l’infermiere: denigrato, relegato ai piani più bassi del servizio civile, non solo ritenuto inferiore a un agente locale, ma persino abbandonato all’infamia di dover rimanere agli ordini dei medici. E tutto è rimasto così. Senza ulteriori chiarimenti.
Consigliere PD paragona polizia locale a infermieri: scandalo a corte
“Scusandomi per una frase sbagliata e infelice che ho utilizzato,[…] vorrei innanzitutto ribadire il pieno sostegno e la massima fiducia nei confronti della Polizia Locale” queste le scuse agli agenti di polizia locale dopo che, oltraggio oltraggio, durante un convegno sulla sicurezza urbana dopo che il consigliere PD paragona polizia locale a infermieri.
“La polizia locale? – ha detto Bignardi – Sta alle forze dell’ordine come l’infermiere sta al medico. La polizia locale è alla dipendenze del sindaco ed è un corpo civile e quindi non ha seguito una scuola come le forze armate . Se voglio essere operato alla appendicite – insiste nel ragionamento inappellabile secondo Bignardi – voglio un medico laureato e non va bene che ci sia una infermiera a togliermi l’appendicite“.
Intervento che ha portato grosso scandalo sul tema e che ha portato alla risposta immediata del sindaco Mezzetti (Modena) che ha subito preso le parti degli agenti gravemente offesi:
“La Polizia Locale di Modena è un corpo di uomini e donne che affronta ogni giorno l’ordinario e, sempre di più, lo straordinario legato a una società in profondo cambiamento che diventa frontiera di compiti che vengono ridefiniti. È bene che tutti abbiano questa consapevolezza quando si discute del ruolo dei nostri agenti e di quello che fanno. […]. Al Comandante Sola […] – si rivolge in difesa della grave ingiuria di paragonare la polizia locale agli infermieri – ribadisco la mia stima e il mio incoraggiamento per l’importante lavoro che svolgono al servizio della comunità“.
Ma la polemica non si placa, non sono sufficienti le scuse del consigliere, un affronto simile non può essere riparata da un banale comunicato di scuse, e infatti non mancano gli interventi da parte della politica, nelle parole del capogruppo di Fratelli d’Italia, Luca Negrini che pensa doveroso un ritiro delle affermazioni da parte di Bignardi:
“Svilire il lavoro della Polizia Locale rispetto agli altri corpi che condividono gli stessi obiettivi significa non avere la minima consapevolezza dei rischi e delle difficoltà quotidiane dei nostri agenti“.
I sindacati, invece, sono più clementi ma richiedono maggiore attenzione alle parole usate da parte della politica: “Purtroppo dal lato del PD non è la prima volta che arriva questo tipo di dichiarazione, perciò inviterei a pensare più attentamente a ciò che viene detto. Tuttavia, accettiamo le scuse“.
Le offese agli infermieri vanno riparate!
Ora che i nostri lettori hanno conosciuto la vicenda, voglio formalmente scusarmi con loro per il sarcasmo usato.
Ma non ho trovato modo migliore per sottolineare l’assurdità di una situazione in cui un agente di polizia possa sentirsi offeso per essere stato paragonato a un infermiere, solo perché si continua a pensare che gli infermieri debbano sottostare agli ordini dei medici.
Ad oggi, non risulta alcuna scusa rivolta agli infermieri, che forse più di tutti avrebbero meritato di essere protetti da queste offese, tanto numerose quanto sfaccettate:
- L’offesa di essere considerati inferiori per il solo fatto di essere usati come termine di paragone squalificante;
- L’offesa rivolta a professionisti laureati (spesso con uno o più master universitari), paragonati a chi (con tutto il rispetto dovuto al ruolo), ha un percorso formativo base di 360 ore contro le migliaia richieste a un infermiere;
- L’offesa di vedere diffusa, come fosse una verità, l’idea che l’infermiere sia subordinato al medico, quando è la legge stessa a sancirne l’autonomia professionale;
- L’offesa, infine, di non essere stati minimamente considerati capaci di soffrire per il trattamento ricevuto da una parte della politica e da tutte le controparti.
A questo punto non possiamo che appellarci alle nostre istituzioni, chiedendo l’intervento formale della FNOPI, nella persona della Presidente federativa Barbara Mangiacavalli, e del Presidente dell’OPI competente per territorio, Giudice Carmela (Modena) e ovviamente un intervento formale del consigliere Alberto Bignardi che specifichi quale sia il pensiero che condivide sulla professione dell’infermiere.
Perché il nostro stesso Codice Deontologico sia rispettato, è necessario che queste figure si esprimano con urgenza e fermezza, riportando alla realtà i messaggi che, partiti a livello locale, sono rimbalzati attraverso la stampa fino a raggiungere un’eco nazionale.
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Autore: Dario Tobruk (seguimi anche su Linkedin – Facebook – Instagram – Threads)
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