Potenziamento strutture e aumento stipendi infermieri: ecco cosa si aspettano gli italiani dal Pnrr secondo l’indagine SWG-Nursind

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Investimenti del Pnrr in sanità, cosa ne pensano gli italiani?
Secondo la recente indagine commissionata dal Nursind a Swg, il 58% del campione sostiene che gli investimenti debbano riguardare soprattutto il potenziamento delle strutture, del personale e quindi degli infermieri.


Necessario dunque valorizzare gli infermieri, altrimenti anche i nuovi investimenti rischiano di risultare inefficaci: “L’imbuto vero – afferma Andrea Bottega, segretario nazionale del Nursind – sia che si parli di timori e speranze riposte sul Pnrr sia che si affronti il tema dell’autonomia differenziata, rimane quello della carenza di personale e di infermieri innanzitutto, essendo i professionisti sempre più difficili da trovare sul mercato. I cittadini, infatti, hanno capito che nessuna riforma potrà avere il minimo successo se prima non verrà sciolto questo nodo”.


Operativamente allora, come si dovrebbe intervenire? Il Pnrr per come è stato concepito non può assegnare direttamente fondi alla spesa per il personale, ne consegue che gli interventi individuati come efficaci dal campione intervistato sono sostanzialmente due: migliorare gli stipendi degli infermieri (58%) e promuovere corsi di laurea in Infermieristica (31%). Bocciate invece le proposte di reclutare infermieri all’estero (6%) o di sostituirli con l’intelligenza artificiale, contrario il 58% degli intervistati.


Grandi speranze poi sono riposte nelle nuove figure professionali introdotte dal Pnrr, l’infermiere di famiglia e comunità (55%) e nella realizzazione di Case e ospedali di comunità (56%). Preoccupano molto i ritardi con cui i fondi arriveranno: il 55% del campione è addirittura dubbioso sul loro effettivo arrivo. Questo timore è diffuso soprattutto al Centro (58%) e al Sud (60%).


Anche il tema dell’autonomia differenziata suscita infatti perplessità “oltre la metà degli italiani ritiene non solo che il ddl Calderoli contribuirà ad ampliare il divario tra Nord e Sud nella sanità – conclude il segretario Bottega – ma anche che porterà a un’ulteriore migrazione professionale degli infermieri verso il Settentrione. Sono infatti i residenti nel Centro, al Sud e nelle Isole i più convinti che la riforma andrà ad aumentare il divario tra il Nord e il Sud sul fronte delle cure.

Sara Sacco

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Alessio Biondino

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