Poveri infermieri, da ‘eroi’ dimenticati a… Bruciati!

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Siamo stati protagonisti della pandemia globale che ha stravolto la nostra esistenza, pagando un prezzo molto alto in termini di contagi e di vite umane (VEDI).

‘Eroi’ dimenticati

Siamo stati addirittura ‘eroi’. O almeno è così che ci hanno definito in molti, forse esagerando o forse… No. Già, perché il significato del termine ‘eroe’, ovvero “Chi, in imprese guerresche o di altro genere, dà prova di grande valore e coraggio affrontando gravi pericoli e compiendo azioni straordinarie(Treccani), si presta non poco a descrivere la realtà che molti operatori sanitari si sono ritrovati a combattere nelle corsie ospedaliere e nel territorio a causa della Covid-19.

Eppure, noi infermieri sapevamo bene che tutta questa attenzione nei nostri confronti si sarebbe esaurita in poco tempo; lasciandoci con un pugno di mosche in mano, senza riconoscimenti reali e nel più assoluto dimenticatoio. 

Si è infatti passati da una situazione in cui arrivavano regali, abbracci social, continue richieste di interviste da parte dei giornalisti, post e lettere strappalacrime, al rischio di trovare l’automobile rigata o col vetro rotto a fine turno. Si è tornati a prendere le botte e ad essere minacciati da parte dei parenti dei pazienti.

Bruciati in piazza come ‘buon auspicio’

E, addirittura, adesso veniamo pure bruciati simbolicamente in piazza. Come eretici. Come qualcosa da combattere. O peggio, come qualcosa di inutile con cui fare un bel falò. La notizia, segnalata a Controradio (VEDI), ha dell’incredibile e fa a dir poco indignare.

A Firenze è stata organizzata una manifestazione pubblica in onore della tradizionale Festa della Rificolona. Una tradizione antica, popolare, in grado di coinvolgere i giovani e tantissimi bambini e che, nel calendario liturgico, coincide con la vigilia della natività di Maria.

Ma quest’anno, invece di bruciare solo i canonici lampioncini colorati con il lumicino all’interno, qualcuno ha avuto un’idea geniale: è stato creato  e dato alle fiamme un fantoccio a forma di infermiera, con tanto di croce rossa sul petto, di tampone in mano e con la scritta ‘Tamponator’ sulla cintura.

‘Un modo per scacciare il virus’

Il motivo? Lo ha spiegato il Presidente del Quartiere 2 Michele Pierguidi: “E’ una cosa che a Ponte a Mensola fanno da 40 anni come buon auspicio. Voleva essere un modo per scacciare il virus. E’ una cosa che fanno i bambini e probabilmente nel loro immaginario il Covid si rappresenta così. E poi va bene il politicamente corretto, ma ora non esageriamo!

Nursind: ‘Atto vergognoso’

Dichiarazioni, le sue, che sono state così commentate da Giampaolo Giannoni, coordinatore regionale del sindacato degli infermieri Nursind: Tali giustificazioni sono altrettanto offensive nei confronti di lavoratori che hanno combattuto in prima linea in oltre un anno di pandemia, mettendo a rischio la salute propria e dei propri cari, sacrificandosi in prima persona senza risparmiarsi e che ancora attendono un riconoscimento concreto per lo sforzo protratto per tutto questo tempo.

Ci hanno chiamati eroi e poi ci bruciano in piazza: una parabola fin troppo scontata per essere sopportata. Le Istituzioni si dissocino ufficialmente da questo gesto”.

Un gesto che, come tuonato da Giannoni, rappresenta senza se e senza ma Un atto vergognoso e senza senso, inconcepibile da giustificare semplicemente come un gioco da ragazzi”.

OPI Firenze Pistoia: ‘Fatto grave’

Questo, invece, il punto di vista del presidente OPI Firenze e Pistoia, Danilo Massai: “Quello che è accaduto non deve mai più ripetersi. La professione infermieristica non è uno scherzo né gli infermieri meritano di assistere a spettacoli macabri di questo tipo. Ci mancavano anche i riti propiziatori.

Abbiamo appreso dalla stampa che quantomeno il gesto non aveva espliciti intenti denigratori o di minaccia, ma questo non toglie la gravità della cosa. Il gesto poteva essere facilmente equivocato (come infatti è successo) e, proprio per questo, è stato inopportuno. Gli infermieri che hanno assistito alla scena si sono sentiti offesi e denigrati, trattati come untori, come un simbolo negativo da cancellare.

Autore: Alessio Biondino

Anche a Monza l’infermiere è un po’ “sceriffo”…?

Alessio Biondino

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