Quelle “infermiere ubriache” che non sono infermiere…

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Ci risiamo. Non abbiamo fatto in tempo a parlare di titoli “discutibili” (VEDI) che ne è apparso uno, l’ennesimo, decisamente fuorviante. Stavolta, addirittura, si parla di “infermiere ubriache” e barcollanti che rovinano addosso ai pazienti causandogli delle lesioni.

Non sono infermiere

Ovviamente… Di tutto si tratta tranne che di professioniste dell’assistenza. Il titolone, partorito da Qui Cosenza, introduce un articolo che vuole raccontare di parecchi blitz dei carabinieri del Nas presso 351 strutture (Rsa, case di riposo, comunità alloggio e case famiglia) in lungo e in largo per l’Italia, che hanno riscontrato irregolarità nel 20% dei casi.

Abomini

Più che irregolarità, in alcune circostanze, veri e propri abomini: animali infestanti e blatte nelle cucine, scarafaggi nei pasti e, per l’appunto, operatrici socio-sanitarie (che, nonostante la confusione degli ultimi tempi, non sono affatto infermiere) “brille” che a causa del loro stato di alterazione cadrebbero sui pazienti.

Tra carenze e inosservanze

Tra i problemi riscontrati nelle strutture, oltre al vino buono (…), vi sarebbero anche diverse carenze strutturali e organizzative: troppi anziani e pochi operatori (a volte addirittura senza qualifica), ambienti angusti e inadeguati, ma non solo.

Le inosservanze riscontrate (che hanno causato un mare di sanzioni penali e amministrative e l’emissione di svariati provvedimenti sospensivi) hanno interessato anche la normativa antinfortunistica e la prevenzione degli incendi: in un caso, addirittura (presso un alloggio per anziani di Palermo), vi era la totale assenza del sistema antincendio.

L’ennesimo titolo fuorviante

Ancora una volta, ci troviamo di fronte a un titolo decisamente fuorviante. Uno dei tanti (un po’ troppi), tramite cui i media sono soliti sbattere in prima pagina il nome degli infermieri italiani minandone più o meno inconsapevolmente la dignità e la credibilità. Ne prendiamo atto. Quesi rassegnati. Quasi.

“Da infermiere a insegnante: non è mai troppo tardi”

Alessio Biondino

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