Perché lo Stato continua a rimandare il riconoscimento degli infermieri? La pandemia ha dimostrato con i fatti che, senza il personale sanitario che ne è il vero sostegno, cade rovinosamente.
La risposta è che il sistema nega il loro valore perché riconoscerlo significherebbe confessare la propria fragilità. Come un vecchio anziano che odia il suo bastone. Ma questa volta, il bastone potrebbe non reggere più. O non farlo ancora a lungo.
La crisi infermieristica non nasce dal nulla
È tempo di riflettere sulla crisi d’identità che la professione infermieristica sta vivendo da qualche anno. Lontano dallo sguardo vecchio e cristallizzato di chi vede nell’infermiere soltanto l’angelo della corsia, o il missionario disposto a sacrificare la propria vita per il bene di tutti gli altri, nel singolo professionista è già sbocciata una nuova consapevolezza, frutto della maturazione del suo ruolo in sanità alla luce di almeno vent’anni di normative, aspettative deluse e una pandemia globale praticamente iniziata in Italia e superata grazie ad essi.
Perché è tremendamente ingenuo pensare che non ci sarebbero stati strascichi, grossi eventi, trasfigurazioni di massa dopo un evento simile. Forse il resto d’Italia potrà fare finta di niente e continuare a vivere la propria vita come se, per diversi anni, non fosse stato costretto a poltrire sui divani o, nel peggiore dei casi, a scoprire che gran parte del proprio lavoro può essere svolto attraverso uno schermo.
Ma gli infermieri no. Gli infermieri hanno scoperto che il loro lavoro è ben al di là dell’essenziale per la società: è fondamentale, nel senso che è fondamenta della società.
Senza infermieri non solo non c’è salute, ma non c’è diritto alla salute. E senza diritto alla salute, non c’è società.
Lo Stato: da possente Leviatano a vecchia creatura malata
Il Leviatano, una metafora potente e usata dal filosofo Hobbes per descrivere lo Stato in quanto entità sovrana, potente e assoluta, necessaria per mantenere l’ordine e la sicurezza in una società che, altrimenti, sarebbe preda della guerra di tutti contro tutti, alla fine si è rivelato tutto tranne che un mostro titanico.
Al massimo una creatura spaventata, confusa e inefficiente. Così sono arrivati gli infermieri e, insieme a medici e altri operatori sanitari, come sostiene la Dott.ssa Cipriano, presidente dell’International Council of Nurses (ICN), hanno dimostrato che “la salute non è un costo: è un pilastro.”
Ma il Leviatano si è scoperto vecchio e zoppo, e il suo bastone si chiama Sanità.
Quale disonore!
E non smetterò di ricordare il marzo del 2020, e le parole dell’allora premier Conte che promise: “Medici e infermieri. Non ci dimenticheremo di voi!” E invece lo fecero. Si dimenticarono. E, ad oggi, l’eredità di quel grave errore, di quella promessa infranta, si è evoluta, possibilmente, in una maggiore consapevolezza del valore intrinseco della professione.
Non sostituibile, non rimandabile. Anzi: urgente e improrogabile.
Ma la creatura non può credere alla sua debolezza ed escogita qualsiasi stratagemma per non ammettere il suo incespicare. Lo nasconde, rimanda, confonde, ripiega. Qualsiasi cosa pur di non riconoscere la sua fragilità.
Per lo Stato, riconoscere gli infermieri è ammettere la propria fragilità
Riconoscere agli infermieri, e al personale sanitario, il ruolo che gli spetta sarebbe la dimostrazione assoluta che lo Stato è debole, fragile e vecchio.
E, come farebbe qualsiasi vecchio patriarca, preferisce implodere su se stesso piuttosto che reggersi in piedi: vuole riconoscersi nell’industria, nella tecnologia, nella produzione. Come un anziano indisponente a cui è stata ritirata la patente, odia il suo medico e desidera una Ferrari. La giovane badante lo attira e lo fa sentire giovane, ma non ha le forze.
L’infermiere, e i sanitari, possono fare soltanto due cose: attendere ancora un nuovo corso degli eventi, oppure smettere di fare da bastone. Far cadere il Leviatano una volta per tutte. E tornare, al momento dovuto, di fronte alla realtà palesata.
Senza infermieri non solo non c’è salute: non c’è il Leviatano, non c’è Stato, non c’è società.
Senza infermieri, crolla tutto.
Autore: Dario Tobruk (seguimi anche su Linkedin – Facebook – Instagram – Threads)
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