L’infermiere multitasking ed il tempo dedicato alla cura diretta del paziente

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Chi è solito frequentare le corsie degli ospedali nostrani sa quanto la necessità di compiere azioni differenti in pochi secondi sia divenuta una costante del processo lavorativo. L‘essere divenuto infermiere multitasking rappresenta, al momento, la modalità principe da curare per dar vita a prestazioni lavorative adeguate alle esigenze più disparate. A far luce sugli aspetti che caratterizzano tale fenomeno ci ha pensato una prestigiosa ricerca italiana “Interruptions and multitasking in surgery: a multicentre observational study of the daily work patterns of doctors and nurses”. pubblicata da un rivista statunitense Ergonomics che, sulla base di alcuni campioni, ha analizzato le abitudini lavorative di infermieri e medici italiani.

In particolare dall’analisi di alcune aziende pubbliche toscane è emerso che il lavoro degli infermieri subisce 13 interruzioni ogni ora, impedimenti quindi che si susseguono a distanza di pochi minuti e che inficiano la continuità lavorativa sulle dirette problematiche del paziente. Continuità ostacolata quindi a più riprese; al centro di questi interventi collaterali spesso ritroviamo la necessità di dover fronteggiare gli aspetti burocratici della materia sanitaria.

Preparati per il Concorso del Friuli Venezia Giulia, 466 posti per infermieri.

 

I dati particolari della ricerca sono stati raccolti nei sei reparti di chirurgia di alcuni ospedali toscani, lo strumento di analisi utilizzato è lo WOMBAT (Work Observation Method by Activity Timing), ideato dalla professoressa Johanna Westbrook e dai colleghi della Macquire Univeristy di Sidney. Il motivo che ha spinto i ricercatori ad analizzare il lavoro dei professionisti della sanità è quello di ricercare modalità di implemento delle modalità di lavoro, al fine di rendere lo stesso più efficiente. 

Ulteriore elemento sul quale riflettere è il tempo dedicato alla cura diretta del paziente che, come anticipato, si attesta al 37,21% per i medici e al 27,22% per gli  infermieri, una percentuale minima se paragonata al tempo impiegato in altri compiti quali la registrazione dei dati e la comunicazione professionale, che impegnano l’infermiere toscano per più della metà del suo tempo.

Particolarmente significativo anche il richiamo alle differenti percentuali esistenti in altri paesi, ad esempio, la valutazione eseguita con gli stessi parametri sull’attività lavorativa del personale sanitario australiano fa emergere che gli infermieri australiani dedicano alla cura diretta del paziente il 25% del loro tempo lavorativo e un ulteriore 21% nella preparazione e somministrazione di farmaci ai pazienti, mentre l’infermiere italiano dedica per la cura diretta e la somministrazione solo il 25%, un dato che fa riflettere alla luce della percentuale altissima di tempo dedicata alla parte amministrativa e tecnica, (il personale australiano dedica per le stesse mansioni solo 11% del tempo complessivo).

Martino Di Caudo

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