Speranza: “Servono più medici e infermieri e bisogna trattarli meglio”

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Il Ministro della Salute Roberto Speranza, intervenuto in quel di Potenza all’evento ‘Dialoghi sul Piano nazionale di ripresa e resilienza’, ha nuovamente tessuto le lodi del nostro SSN, dei suoi protagonisti (gli operatori in prima linea) e ha ricominciato a parlare di un futuro assai roseo per la nostra sanità.

La fiducia

“Dobbiamo alzare lo sguardo e guardare con fiducia ai prossimi mesi” ha consigliato. Chissà perché, però, con una guerra in atto, coi rincari (gas, luce, benzina, ecc.) tanto gravosi quanto vergognosi che si vanno materializzando in queste settimane e soprattutto con le vergognose bozze del nuovo contratto del comparto sanità proposte dall’Aran (VEDI), agli operatori sanitari italiani non viene affatto naturale stare tranquilli.

L’insegnamento

La tremenda crisi vissuta durante la pandemia, secondo il ministro, ci è stata di grande insegnamento: “Se penso al Pnrr penso immediatamente a quella meravigliosa frase di Papa Francesco, pronunciata nei giorni più difficili, in quella piazza San Pietro deserta, in un giorno di pioggia.

Investire sul personale sanitario

Parole che credo debbano impresse nella memoria di tutti noi, in particolare di quanti hanno responsabilità di natura politica e amministrativa. ‘Peggio di questa crisi’, disse il Pontefice, ‘c’è solo il rischio di sprecarla’, una frase fortissima, luminosa, che credo debba guidarci”.

Fortunatamente, però, il ministro non si è lasciato andare solo a concetti mistici e a frasi luminose: “Prima di tutto abbiamo bisogno di investire sul personale sanitario. Lo facciamo anche col Pnrr. 

Abbiamo bisogno di più medici e più infermieri e abbiamo bisogno di trattarli meglio. Per troppi anni la sanità è stata considerata un costo e non un investimento, un elemento su cui tagliare e non su cui investire. Oggi, con le risorse ordinarie, in due anni e mezzo il Fondo sanitario nazionale è passato da 114 miliardi a 124 miliardi con questa legge di bilancio”.

Un grande SSN

Speranza ha anche voluto ricordare che “Se l’Italia è cresciuta del 6,5% nel 2021, un dato straordinario, al di sopra della media dei Paesi europei, è prima di tutto perché ha avuto un grande Servizio sanitario nazionale.

Non si somministrano oltre 135 milioni di dosi di vaccino in ogni angolo del Paese senza le donne e gli uomini che animano questo grande Ssn, senza i nostri medici, infermieri e operatori sanitari. 

Questa è una grande occasione per capire che si deve e si può costruire un Servizio sanitario nazionale più forte e più capace di rispondere alle esigenze delle persone”.

Prossimità

Nel futuro roseo immaginato dal rappresentante del Governo, la sanità avrà decisamente un volto nuovo: “Nella riforma che mettiamo in campo con il Pnrr e che investe circa 20 miliardi sulla sanità ci sono tre parole guida fondamentali: la prima è ‘prossimità’, l’idea di un Servizio sanitario nazionale di prossimità, il cui primo elemento è l’assistenza domiciliare, tema ancora debole e fragile.

Fino a pochi mesi fa il 4% delle persone sopra i 65 anni poteva avere un medico o infermiere che si recava alla sua abitazione. La media dei paesi Ocse è il 6%, Germania e Svezia, i migliori esempi in Europa, sono al 9%.

Con le risorse del Pnrr l’Italia diventerà il primo Paese d’Europa per assistenza domiciliare con il 10%: passeremo dunque da paese al di sotto di due punti della media Ocse ad essere quattro punti sopra”.

Innovazione

Ma non solo: “La seconda parola è innovazione perché una sfida del futuro è quella della sanità digitale. Ormai la telemedicina, la teleassistenza, il fascicolo sanitario elettronico sono punti fondamentali di un’agenda che dobbiamo definire e costruire con coraggio.

Dobbiamo investire sulle reti informatiche e usare meglio i dati, patrimonio senza precedenti a nostra disposizione. E i dati, in sanità, sono particolarmente significativi, perché ci possono dire dove stanno andando il nostro Paese e la nostra regione. Con i dati si possono costruire modelli predittivi che ci possono far capire sul piano epidemiologico quali sono i punti su cui dobbiamo mettere più risorse”.

Eguaglianza

“E poi – ha concluso Speranza – la terza grande parola è eguaglianza. Provare a costruire una sanità di tutti, perché il diritto alla salute è un diritto universale che va difeso con il coltello tra i denti.

Nascere in una piccola provincia come quella di Potenza o di Matera non deve dare meno diritti di chi nasce nei grandissimi centri delle città più importanti del nostro Paese. Questo dice la Costituzione e a questo dobbiamo lavorare incessantemente”.

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Alessio Biondino

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