La legge Basaglia compie 40 anni, ma in Italia le sfide da dover vincere sono ancora ardue

Si fa un gran parlare della legge 180, ed ecco, 40 anni dopo la sua emanazione e riprendendo spunti che prendono le mosse dal momento in cui la legge Basaglia divenne pilastro fondante dell’attuale sistema sanitario, un quadro generale dell’odierna condizione in cui versa il sistema sanitario in tema di salute mentale. La legge 180 ha avuto il gran merito di far venir meno il precedente assetto basato sulla cura dei pazienti psichiatrici attraverso il ricorso ai manicomi. 

Oggi tutto questo è cambiato, ma nuove tematiche e complessità si sono affacciate all’orizzonte, alcune di queste in particolare collimano con le istanze di sviluppo del sistema nella sua interezza e certo non sono un bel segnale per il futuro. Ci si riferisce nello specifico al fatto che nel nostro paese il numero di psichiatri e più in generale la spesa complessiva prevista per la salute mentale non si attesti su livelli altissimi, al contrario la scarsa presenza di professionisti della sanità in questo settore e i pochi investimenti fanno sì che l’Italia sia solo al 20° posto tra gli stati Ocse nella particolare classifica per chi offra il migliore dei servizi sanitari mentali

In Italia carente la spesa per la salute mentale

Un dato che, se rapportato ad altre realtà come quella francese, tedesca o britannica segna il passo di una distanza ben lungi dal poter essere colmata, considerando il fatto che, secondo alcune fonti, la spesa per la salute mentale è il doppio o addirittura il terzo rispetto al 3,5% della spesa sanitaria italiana nel suo complesso.

I  Dipartimenti di Salute Mentale continuano ad erogare i loro servizi a quasi 800 mila persone, con stime in aumento secondo l’Oms. Non può allora che far riflettere come il mancato supporto finanziario dia luogo ad un rilevante vulnus del generico diritto alla salute costituzionalmente tutelato.

Una rete territoriale di infermieri e psicologi

Sempre secondo l’Oms ci sarebbe un fortissimo bisogno anche di infermieri, i quali insieme agli psicologi, sono parte integrante del sistema riabilitativo e di cura dei pazienti affetti da malattie psichiatriche, con evidenti ripercussioni anche sulla incolumità di questi lavoratori costretti a fronteggiare una sempre costante emergenza con pochissimo aiuto e scarse risorse.

Per tali ragioni la Società Italiana di Psichiatria ha lanciato, proprio in questi giorni, il proprio allarme, evidenziando come “servano più risorse e personale per fare fronte a una malattia in crescente ascesa e continuare così il lavoro iniziato da Basaglia.”

 

La Legge Basaglia compie 40 anni

Il 13 maggio la legge Basaglia compie 40 anni ma le sfide da dover vincere si presentano ancora ardue considerato per esempio il fatto che in 14 regioni dello stivale manchino costantemente figure professionali in grado di garantire al paziente i livelli di assistenza minima per affrontare al maglio la propria malattia.

A tal proposito spiega Bernardo Carpiniello, presidente della Società Italiana di Psichiatria (Sip), professore ordinario e direttore del dipartimento di psichiatria all’Università di Cagliari che:

C’è sempre meno disponibilità di personale in un settore in cui la cura è basata sulla relazione terapeutica e il capitale umano è dunque essenziale, poi perché il carico di lavoro pro capite sta aumentando creando sul personale livelli di stress non tollerabile, a cui si aggiunge quello correlato al fatto che si arriva non raramente a rischiare la vita per l’assenza di sicurezza (che non è più possibile garantire nei dipartimenti e nei centri di salute mentale, cosi come nelle Rems e al pronto soccorso); infine perché le cure più innovative, che richiedono un congruo numero di operatori con specifiche competenze che non abbiamo, restano appannaggio solo di una quota ristretta di pazienti, mentre devono essere negate alla maggioranza, nonostante ve ne sia reale necessità.

Se le nuove cure non possono essere utilizzate, come invece avviene ormai da anni, per esempio, in ambito oncologico, rischia di essere limitativo vantarsi di aver compiuto un grande e sacrosanto atto di civiltà per aver abolito i manicomi. Questo è stato certamente un indiscutibile merito, ma dovrebbe essere un atto di civiltà altrettanto grande garantire oggi le cure migliori, in strutture adeguate e con personale in numero sufficiente”.

Ci si auspica un impegno quindi che rappresenti non solo una forma di garanzia attuale per i pazienti che si affidano ai professionisti della sanità, ma anche un percorso continuativo che, nato dal solco della legge Basaglia, prosegua fino ai giorni d’oggi con il massimo della competenza in un settore particolarmente significativo.

 

Fonte: Quotidiano Sanità

Martino Di Caudo

Scrivi un commento

Accedi per poter inserire un commento