Per tornare alla vicenda in questione, si evidenzino gli elementi caratterizzanti dello sciopero indetto per il 21 marzo a Messina dal Nursind regionale (il sindacato delle professioni infermieristiche) che ha ad oggetto una serie di manifestazioni itineranti per sensibilizzare i partecipanti e non solo, sulle tematiche in questione. Quali? In realtà sono sempre più o meno le stesse e riguardano la questione delle assunzioni bloccate, delle spese pro capite per i siciliani a raffronto con quelle del nord, degli organici sottodimensionati, del clima di tensione e aggressione che caratterizza in modo inequivocabile lo spettro di possibilità lavorative entro cui il personale sanitario è costretto a muoversi, fanno riflettere e lasciano sgomenti in tal senso i numerosi attacchi personali e fisici rivolti a medici e infermieri negli ultimi mesi.
Tematiche che evidentemente non scandalizzano più, non fanno più notizia, noi sappiamo invece quanto sia fondamentale far conoscere i problemi che vivono gli infermi, vogliamo che si sappia cosa vuole dire lavorare in un contesto precario con organici ristretti e inadatti alla mole di lavoro.
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Ma la questione coinvolge le vite di molti, e deve importare soprattutto ai cittadini, sono loro, infatti, a vivere sulla pelle il dramma dell’attuale situazione, sono loro a vivere disagi e disservizi, motivo per cui, vorrei vedere tutti partecipare attivamente a queste tipologie di manifestazioni.
Lo sciopero previsto per fine marzo si chiamerà “NurSind Capital City”; raccogliamo di seguito le parole schiette e sincere del dirigente nazionale Nursind Osvaldo Barba: “puntiamo molto sulle manifestazioni itineranti previste per far sì che i problemi insoluti legati all’esercizio della professione infermieristica siano conosciuti e, se possibile, dibattuti con la cittadinanza. L’infermiere è il catalizzatore di quelli che sono i bisogni dell’utente rapportati all’organizzazione del lavoro, molto spesso inesistente per gli organici sottodimensionati degli ospedali. Le aggressioni cui molto spesso sono vittime gli infermieri, altro non sono che il risultato di una politica sanitaria nazionale e ancor più regionale, che tra annunci “faraonici” e auto acclamazioni, produce come unico risultato uno stallo organizzativo-procedurale pericolosissimo, tanto per gli esercenti la professione infermieristica quanto per l’utenza”.
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