Quando il giornalismo lascia il posto all’approssimazione

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“Per dare l’aumento agli infermieri il governo toglie i soldi ai malati” è questo il titolo di un articolo apparso oggi sulla testata “LaVerità” di Maurizio Belpietro. Sconcertante ramificazione strumentale che segue alla già vergognosa firma del contratto ad opera di Cgil, Cisl e Uil, in antitesi alle istanze portate in piazza dagli infermieri con lo sciopero del 23 febbraio.

Giornalismo strumentale ma fatto male

La domanda che ci si pone leggendo l’articolo è questa: “come si fa a dare credito a chi da’ vita ad una informazione così scandente che se ne frega della ricerca delle fonti e basa tutto sull’effetto scenico di alcuni suoi titoli?”

La risposta ovviamente la lasciamo ai nostri lettori. Perché se è vero che le risorse necessarie all’aumento di stipendi vengono prese dal fondo sanitario nazionale, altrettanto palese è la mancanza di logica e di nesso causale con il corrispettivo taglio al servizio garantito al malato. Due temi che nulla hanno a che vedere e che sono stati uniti nell’articolo al solo fine di creare un caso, cercando così di accalappiarsi il favore di qualche sventurato lettore.

Professione infermiere: alle soglie del XXI secolo

La maggior parte dei libri di storia infermieristica si ferma alla prima metà del ventesimo secolo, trascurando di fatto situazioni, avvenimenti ed episodi accaduti in tempi a noi più vicini; si tratta di una lacuna da colmare perché proprio nel passaggio al nuovo millennio la professione infermieristica italiana ha vissuto una fase cruciale della sua evoluzione, documentata da un’intensa produzione normativa.  Infatti, l’evoluzione storica dell’infermieristica in Italia ha subìto un’improvvisa e importante accelerazione a partire dagli anni 90: il passaggio dell’istruzione all’università, l’approvazione del profilo professionale e l’abolizione del mansionario sono soltanto alcuni dei processi e degli avvenimenti che hanno rapidamente cambiato il volto della professione. Ma come si è arrivati a tali risultati? Gli autori sono convinti che per capire la storia non basta interpretare leggi e ordinamenti e per questa ragione hanno voluto esplorare le esperienze di coloro che hanno avuto un ruolo significativo per lo sviluppo della professione infermieristica nel periodo esaminato: rappresentanti di organismi istituzionali e di associazioni, formatori, studiosi di storia della professione, infermieri manager. Il filo conduttore del libro è lo sviluppo del processo di professionalizzazione dell’infermiere. Alcune domande importanti sono gli stessi autori a sollevarle nelle conclusioni. Tra queste, spicca il problema dell’autonomia professionale: essa è sancita sul terreno giuridico dalle norme emanate nel periodo considerato, ma in che misura e in quali forme si realizza nei luoghi di lavoro, nella pratica dei professionisti? E, inoltre, come si riflettono i cambiamenti, di cui gli infermieri sono stati protagonisti, sul sistema sanitario del Paese? Il libro testimonia che la professione è cambiata ed è cresciuta, ma che c’è ancora molto lavoro da fare. Coltivare questa crescita è una responsabilità delle nuove generazioni. Le voci del libro: Odilia D’Avella, Emma Carli, Annalisa Silvestro, Gennaro Roc- co, Stefania Gastaldi, Maria Grazia De Marinis, Paola Binetti, Rosaria Alvaro, Luisa Saiani, Paolo Chiari, Edoardo Manzoni, Paolo Carlo Motta, Duilio Fiorenzo Manara, Barbara Man- giacavalli, Cleopatra Ferri, Daniele Rodriguez, Giannantonio Barbieri, Patrizia Taddia, Teresa Petrangolini, Maria Santina Bonardi, Elio Drigo, Maria Gabriella De Togni, Carla Collicelli, Mario Schiavon, Roberta Mazzoni, Grazia Monti, Maristella Mencucci, Maria Piro, Antonella Santullo. Gli Autori Caterina Galletti, infermiere e pedagogista, corso di laurea magistrale in Scienze infermieristiche e ostetriche dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, Roma.Loredana Gamberoni, infermiere, coordinatore del corso di laurea specialistica/ magistrale dal 2004 al 2012 presso l’Università di Ferrara, sociologo dirigente della formazione aziendale dell’Aou di Ferrara fino al 2010. Attualmente professore a contratto di Sociologia delle reti di comunità all’Università di Ferrara.Giuseppe Marmo, infermiere, coordinatore didattico del corso di laurea specialistica/ magistrale in Scienze infermieristiche e ostetriche dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, sede formativa Ospedale Cottolengo di Torino fino al 2016.Emma Martellotti, giornalista, capo Ufficio stampa e comunicazione della Federazione nazionale dei Collegi Ipasvi dal 1992 al 2014.

Caterina Galletti, Loredana Gamberoni, Giuseppe Marmo, Emma Martellotti | 2017 Maggioli Editore

32.00 €  30.40 €

 

Poca verità su “La Verità”

Un articolo questo, influenzato più dalla necessità di portare acqua al proprio elettorato politico piuttosto che dalla volontà di garantire “la verità” sulla situazione attuale; un messaggio che crea un enorme problema in termini di associazione comunicativa tra il disagio vissuto da chi si affida al sistema sanitario nazionale nella sua interezza e gli infermieri che dopo 10 anni vedono un aumento minimo dei proprio stipendi (85 euro lordi paragonati al carico di responsabilità dei singoli operatori in servizio è cosa da poco, come da poco è sembrato l’accostamento raffazzonato ad altre figure professionali che hanno ben poco a spartire proprio in termini di responsabilità penali e civili).

Infermieri vittime del fuoco incrociato tra destra e sinistra

Senza che l’autore del testo incriminato abbia voluto o sia stato in grado di spiegare le ragioni che hanno portato gli infermieri a scagliarsi contro i sindacati che hanno firmato l’accordo e senza inoltre evidenziare come i sindacati confederali  e gli infermieri con le loro istanze di crescita della categorie viaggino su due piani paralleli che certo non si sono incontrati in questa occasione.

Un articolo fatto apposta per attaccare, in vista delle elezioni, la compagine politica al governo e che al fine di ottenere consenso ha voluto creare un “nemico comune” da accusare, facendo intendere in tal modo come fossero gli infermieri con le loro richieste a determinare, anche solo parzialmente, la situazione di disagio vissuta dal malato nelle corsie dei nostri ospedali. Ovviamente rimane poco da dire. Bisogna solo essere consapevoli della gestione dei mezzi di comunicazione nel nostro paese.

 

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Martino Di Caudo

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