Sembra proprio che, pur di non pagare adeguatamente gli infermieri, la classe politica della Lombardia sia disposta a qualsiasi cosa, persino a contraddire sé stessa.
La Regione Lombardia è pronta a investire quasi un milione di euro per formare e assumere 200 infermieri dall’Uzbekistan. Nonostante la recente agitazione dell’opinione pubblica in seguito ai noti fatti del San Raffaele, il Pirellone ha rapidamente avviato un progetto di importazione di personale sanitario straniero.
La notizia arriva mentre il dibattito sulla carenza di professionisti e sulle politiche sanitarie regionali è ancora caldo, sollevando immediate reazioni e interrogativi sulle priorità e sulle strategie a lungo termine adottate per far fronte alla necessità di personale infermieristico.
Le soluzioni della classe politica lombarda
L’obiettivo dichiarato di questa manovra è, ovviamente, colmare le gravi carenze di personale infermieristico che in Lombardia vengono denunciate da ben più di un decennio.
Ora che la scarsità di infermieri si riflette concretamente sulla qualità delle cure, la classe politica tira fuori la testa dalla sabbia, si riprende dal lungo torpore e sfodera dal cilindro delle mancate soluzioni, soltanto un coniglio emaciato: 900 mila euro per portare 200 uzbeki in Italia e formarli come infermieri.
A quanto pare, la soluzione al problema per cui la professione infermieristica non sia più attrattiva – a causa dell’eccessivo carico di lavoro, a fronte di uno stipendio non all’altezza delle responsabilità, della formazione e dei risultati richiesti – si ritroverebbe nell’importare nuove forme di “caporalato istituzionale”.
Il caso San Raffaele, dove una soluzione simile ha portato l’ospedale a una grave perdita di credibilità, sembra non aver insegnato nulla alla dirigenza lombarda.
I pazienti di un intero reparto ad alto carico assistenziale sono stati messi a grave rischio a causa della scellerata scelta di impiegare personale che, per quanto potesse risultare formato burocraticamente, non era assolutamente all’altezza della formazione e dell’etica professionale richieste invece al personale formato in Italia.
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La strategia della Regione Lombardia: importare infermieri dall’Uzbekistan
Un accordo siglato dalla Regione con un’agenzia governativa dell’Uzbekistan sull’immigrazione prevede il progetto di formare fino a 3.000 infermieri stranieri nei prossimi anni.
A gennaio dell’anno in arrivo, i primi 200 infermieri uzbeki saranno infatti trasferiti in Lombardia.
Secondo la Legge di Bilancio della Regione, in discussione in Consiglio regionale, i fondi da 900 mila euro saranno destinati a diverse voci, tra cui il pagamento dell’affitto, le spese logistiche e la formazione del personale uzbeko.
Di certo non sarà la prima né l’unica iniziativa: l’assessore al Welfare, Guido Bertolaso, ha già avviato più di un piano per reclutare infermieri dall’Argentina, dal Paraguay e da paesi extra-europei come India e Nigeria.
Sono pertanto lontani i tempi in cui i fronti politici al Governo suonavano le campane urlando “Prima gli italiani!“.
Ora che la necessità di garantire un adeguato livello di qualità dei servizi sanitari si fa impellente, il Presidente della Regione Attilio Fontana, esponente di spicco della Lega, non sembra più ricordare gli slogan usati solo pochi anni fa dal segretario del suo partito.
È davvero un peccato che, l’unica volta in cui avrebbe avuto senso seguire un consiglio di Salvini, sia stata scelta l’opzione più semplice e meno etica. Ma anche se l’opinione pubblica spesso dimentica, noi infermieri no. Noi purtroppo, non dimentichiamo facilmente.
Autore: Dario Tobruk (seguimi anche su Linkedin – Facebook – Instagram – Threads)
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