Infermieri italiani in Svizzera, infermieri indiani in Italia: sono indignato!

Dario Tobruk 05/06/23
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Negli ultimi giorni emergono due narrazioni contrastanti riguardo agli infermieri in Italia. Da un lato, c’è la fuga degli infermieri italiani in Svizzera, attratti da salari adeguati al mercato professionale. Dall’altro lato, la politica fa un patto faustiano e chiama infermieri indiani per colmare a basso costo le gravi carenze di personale.

È un mistero insondabile come le istituzioni e i rappresentanti della categoria continuino a nascondersi dietro a un’ipocrisia di fondo: se si desidera avere più infermieri, basta pagarli di più e loro verranno. Non è magia, è il libero mercato!

In questo articolo vi spiegheremo perché è il momento di essere indignati con la politica e le istituzioni, e del perché è proprio in questo momento che dovremmo una volta per tutte alzare la testa e chiedere quello che ci spetta di diritto: un riconoscimento economico all’altezza della nostra professionalità, e persino del mercato.

Infermieri italiani che fuggono verso l’estero

La Svizzera è sempre di più alla ricerca di personale medico sanitario proveniente da altri paesi, in particolare di infermieri italiani. Gli stipendi offerti in Svizzera per la nostra professione, non è un mistero, sono notevolmente più alti rispetto all’Italia. Per questa ragione però, i sindacati lanciano un allarme: questa ricerca potrebbe mettere in pericolo il sistema sanitario italiano, che già sta affrontando difficoltà a causa della fase post-pandemica e delle sfide nel reclutamento di personale ospedaliero.

Inoltre, sempre più professionisti sanitari italiani sono attratti dalle opportunità offerte anche in altri paesi europei come Germania, Lussemburgo, Belgio, Olanda e Regno Unito. La fuga degli infermieri italiani all’estero è in aumento da due decenni con 50mila infermieri emigrati in questo periodo.

Infermieri indiani in Italia

Il ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha deciso di arruolare infermieri indiani per affrontare la carenza nelle nostre strutture sanitarie. Il ministero sta cercando di stabilire accordi con paesi al di fuori dell’Europa per far venire a lavorare in Italia infermieri stranieri.

Uno di questi paesi è l’India, che a quanto pare sembra essere un importante fornitore mondiale di manodopera sanitaria a basso costo. Approccio che sembra trattare gli infermieri indiani come semplice merce di scambio, invece di considerarli persone con aspirazioni e bisogni, e gli infermieri italiani come personale a bassa discrezionalità, sostituibile con personale formato in paesi non-occidentali, invece che laureati di alto livello di responsabilità e merito.

Come da stile consueto di questo Governo, il ministro annuncia il tutto in un’intervista a Repubblica: “Gli infermieri mancano in tutta Europa. Per questo stiamo pensando ad accordi con Paesi extraeuropei, che potrebbero metterci a disposizione professionisti già ben formati, dal punto di vista sanitario e della conoscenza della nostra lingua. Penso ad esempio all’India.“.

Se qualcuno pensa che sia un po’ troppo chiedere a un paese come l’India, che nel migliore dei casi è un paese in via di sviluppo e nel peggiore è l’India, di soddisfare i requisiti formativi richiesti per una professione che in Italia richiede l’accesso regolato da test di ammissione, esame di stato e laurea abilitante, non c’è problema, c’è Schillaci a tranquillizzare gli animi: ” Hanno una scuola infermieristica di alta qualità e ovviamente tantissimi abitanti (cdr)”. Bene, hanno tanti abitanti quindi saranno anche bravi infermieri, logico no?

ECG facile: dalle basi all’essenziale

FORMATO CARTACEO

ECG facile

Quando un infermiere entra in un nuovo contesto lavorativo, viene investito da un’onda di gigantesche proporzioni di protocolli, nozioni, dinamiche, relazioni e migliaia di cose da sapere. Fortunatamente, però, la saggezza professionale insegna che le cose hanno, alla fine, sempre la stessa dinamica: prima è tutto difficile, poi diventa normale, e prima o poi le cose si faranno semplici. È un ciclo che si ripete. Quale che sia il reparto o il servizio, prima si affronterà la montagna e prima si potrà godere della vista incantevole dei picchi a fianco delle nuvole, e scendere a valle soddisfatti del cammino, pronti per la prossima sfida. L’interpretazione dell’elettrocardiogramma è una di queste sfide. Lo scopo di questo breve manuale è guidare il sanitario, per quanto sia possibile, verso il pendio più semplice da scalare, aiutandolo passo dopo passo ad acquisire gli strumenti per non cedere mai di fronte alle avversità. A differenza dei numerosi manuali di autoapprendimento all’interpretazione dell’ECG disponibili nelle librerie e sul mercato, questo testo non è stato pensato per medici, ma è scritto e pensato per il personale sanitario come l’infermiere o, se volete, il tecnico sanitario perfusionista o di radiologia, che ogni giorno si confrontano con questo meraviglioso strumento di indagine. Il manuale tra le vostre mani ha il solo scopo di farvi sviluppare un unico superpotere: saper discriminare un tracciato normale da uno patologico, sapere quando dovrete segnalarlo al medico, e possibilmente salvare la vita del paziente. Scusate se è poco! Dario Tobruk Infermiere di area critica, ha lavorato in Cardiologia e UTIC e si è specializzato in ambito cardiologico. Da sempre persegue l’obiettivo di occuparsi di informazione, divulgazione e comunicazione medico-scientifica. In collaborazione con la casa editrice Maggioli, ha fondato dimensioneinfermiere. it, che tuttora dirige.

Dario Tobruk | Maggioli Editore 2021

L’ipocrisia della politica, delle istituzioni, dello Stato e di questo Governo

La verità è che la soluzione è semplice, ma non viene seguita perché considerare gli infermieri come una risorsa essenziale, equiparabile ai medici, significherebbe sconvolgere una serie di equilibri politici e persino ideologici che da anni governano le menti dei politici, delle istituzioni, degli uomini di stato e di governo.

Questi infatti, chiudono gli occhi di fronte alla realtà che gli si presenta ogni giorno sempre più evidente: gli infermieri sono professionisti costosi. Ma riconoscere questo fatto creerebbe un precedente irreversibile, perché una volta accettata la verità, non potrebbero più ignorarla. Quindi, preferiamo assumere infermieri di dubbia competenza e mettere a rischio la salute dei nostri cittadini, soprattutto quelli più fragili, perché il loro peso politico è insignificante e passa inosservato.

Ma è ora di spiegare bene la questione.

Perché è assurdo che le regole del mercato valgano solo quando i profitti degli imprenditori e dei datori di lavoro ne beneficiano, mentre quando la domanda di infermieri è scarsa e preziosa, si scende a compromessi con offerte al ribasso e al di sotto degli standard professionali richiesti agli stessi infermieri italiani.

No, cari miei, la soluzione è nel mercato. Se mi concedete due minuti, cercherò di spiegarmi meglio.

Lo “spiegone” per chi vuole saperne di più sul perché è il momento giusto per cambiare le cose.

A differenza di circa un decennio fa quando, a causa dell’eccessivo numero di infermieri disoccupati in cerca di lavoro, i datori di lavoro potevano fare il prezzo che più desideravano perché il mercato li avvantaggiava, ad oggi ci troviamo nella situazione opposta: il vento è cambiato, ci ritroviamo nel cosiddetto mercato del venditore.

La condizione economica chiamata mercato del venditore è quella situazione in cui i datori di lavoro hanno bisogno di infermieri (domanda), ne hanno molto bisogno (bene prezioso = forte domanda), mentre il numero di infermieri disposti a lavorare per quattro lire è ridotto (offerta scarsa). Cosa succede in base alla legge di domanda e offerta quando la domanda è alta e l’offerta è scarsa? Bravi, il prezzo del bene aumenta. Non c’è altra soluzione allora!

Se volete un infermiere dovete convincerlo a lavorare per voi per un prezzo più alto e condizioni di lavoro migliori. Probabilmente non riuscirete ad estrapolare profitto come una volta ma sono sicuro che riuscirete a sopravvivere fino al prossimo ciclo economico.

In questo caso il venditore è l’infermiere che “vende” un servizio e una competenza che ha raggiunto con studio e sacrificio. Il mercato del venditore è vantaggioso per il quest’ultimo in quanto la domanda è superiore all’offerta di infermieri.

Quando la domanda è superiore all’offerta, chi ha un servizio prezioso e necessario (stiamo pensando tutti agli idraulici), o agli stessi infermieri durante una pandemia globale, questi professionisti hanno più controllo sui prezzi stabiliti e sulle condizioni attraverso cui viene effettuata la vendita. Nel mercato di un venditore, inoltre, il professionista vende i propri servizi all’acquirente che paga il prezzo più alto.

Mancano infermieri: pagateli bene e torneranno!

In una situazione come questa, al termine di una pandemia mondiale, l’infermiere è il bene necessario ed essenziale e gli acquirenti, in questo caso cliniche ed ospedali, sono obbligati a rispettare il prezzo e le condizioni di chi fornisce il servizio, ovvero l’infermiere. Mancano infermieri quindi è l’infermiere che stabilisce il prezzo e non il contrario. Se volete che gli infermieri italiani lavorino presso le vostre strutture, pagateli bene e meglio e vedrete che torneranno.

Ah, dimenticavo: niente di personale, è il mercato baby!

Autore: Dario Tobruk  (seguimi anche su Linkedin – Facebook Instagram)