Di fronte a una nuova emergenza, gli infermieri sarebbero ancora tanto “eroi”…?

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Quanto sembra lontano il periodo degli “eroi”… Quello delle lacrime agli occhi, degli attestati di stima, delle file saltate al supermercato, dei morti in prima linea, delle promesse elargite dalla politica intanto che il nostro sistema sanitario, azzoppato da decenni di tagli, teneva a galla il paese.

Sembra lontanissimo, ma in realtà non è passato poi molto. Eppure la memoria di chi a quei tempi inneggiava a riconoscimenti chissà quanto memorabili per professionisti e operatori sanitari sembra affievolita e persa nei meandri di chissà quanto tempo. Medici e infermieri sono stati dimenticati. Anzi, peggio: sembra che l’incubo, quello vero, per intenderci quello del lockdown, per certi versi non ci sia mai stato.


Perché le promesse, a parte qualche contentino, non sono state mantenute. Altresì, i cittadini hanno ricominciato a prendere a sberle (e non solo) il personale sanitario, già di suo stanco di responsabilità incredibili a fronte di paghe ridicole. E poi ci ha pensato il Covid, col suo impatto psicologico devastante, a mandare in burnout chissà quanti operatori. 

Va detto che grazie al Sars-Cov2 ci si è resi finalmente conto di essere di fronte a una carenza di infermieri imbarazzante, ingiustificabile, paralizzante, tanto che si stanno studiando discutibili escamotage per ovviare al problema (VEDI Super OSS e figure intermedie varie); ci si è anche accorti che quella dell’infermiere è una professione così poco attrattiva che nessuno si iscrive più al corso di laurea e che molti dei professionisti fanno di tutto per abbandonare. Riuscendoci, spesso.


In molti, a causa di tutto questo, c’hanno rimesso la serenità, la salute e l’equilibrio familiare; anche la vita, se ci riferiamo al periodo più nero della pandemia da Coronavirus, in cui purtroppo sono morti tanti professionisti.

Cosa abbiamo dimostrato di aver imparato, come paese, dalla grave emergenza sanitaria (ma anche economica e sociale) che ci ha colpiti? Stiamo davvero risolvendo, in fretta, i problemi che la nostra sanità ha inesorabilmente mostrato di avere?

Saremmo pronti, oggi, a una nuova emergenza? E i professionisti sanitari rimasti, memori di ciò che hanno vissuto per poi essere totalmente dimenticati, si sacrificherebbero di nuovo con lo stesso slancio di allora solo per essere chiamati “angeli” o “eroi”…?

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Alessio Biondino