I parenti dei pazienti sono troppo premurosi, tesi, ansiosi, ansiogeni, agitati, vandali o violenti? State sereni: è finalmente arrivato il “caring nurse”, un infermiere dedicato esclusivamente all’accoglienza e alla comunicazione che parlerà con loro, li calmerà, li terrà informati e in qualche modo li conterrà.
Già, perché spesso le ore trascorse senza nessuna informazione e senza “poter fare niente” sono per i familiari degli utenti motivo di frustrazione e, in alcuni casi (sempre più frequenti), addirittura di rabbia e tensione che possono poi sfociare in aggressioni contro il personale sanitario.
A sperimentare la nuova figura è l’ospedale Niguarda di Milano, la cui direzione è stanca delle risse quotidiane in pronto soccorso. Si tratta di un trio di professioniste che fungeranno da mediatrici tra pazienti, familiari e personale medico con l’obiettivo di evitare botte e regolamenti di conti (situazioni che oramai sono all’ordine del giorno in tutta Italia), certo, ma non solo: il caring nurse servirà anche a ridurre le continue distrazioni e lo stress del personale causati dalle interruzioni dovute alle richieste di informazioni dei parenti.
Interessante? Inevitabile? Assurdo? Ridicolo? Ovviamente l’idea del nosocomio lombardo sta facendo discutere e sarà solo il tempo a svelarne l’utilità. Intanto i giornali, come ampiamente prevedibile, si sono sbizzarriti: con un nuovo “titolone”, forse troppo semplificativo, il Corriere della Sera ha infatti parlato di un “infermiere calma parenti”, che sapientemente evita “le liti in sala d’attesa” e che forse è sempre pronto a porgere l’altra guancia in caso di schiaffi volanti.
Repubblica ha invece descritto un “infermiere per le pubbliche relazioni in pronto soccorso”. Sulla stessa lunghezza d’onda è Milano Today, che ha parlato di “infermiera che ha il compito di rispondere alle domande dei pazienti in attesa”, una sorta di box informazioni ambulante.
Come spiegato a Il Corriere da il direttore generale del Niguarda, Marco Bosio: «Abbiamo selezionato dipendenti con esperienza, che si alternano 7 giorni su 7, dalle 7 alle 21. D’altra parte, come ci ha ricordato l’assessore al Welfare Guido Bertolaso, il pronto soccorso è la vetrina dell’ospedale. L’accoglienza è importante tanto quanto la cura».
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