Nursing Up: infermiere “una condanna, altro che vocazione.”

Redazione 12/05/25

Infermieri poveri, umiliati e stremati. La nostra professione è diventata una condanna, altro che vocazione.” Sono parole durissime quelle di Antonio De Palma, presidente di Nursing Up che lancia l’allarme in occasione della Giornata Internazionale dell’Infermiere.

A sostegno della sua denuncia, numeri da esodo: oltre 20mila dimissioni volontarie nei primi nove mesi del 2024, +170% rispetto all’anno precedente.

E il 2025 rischia di chiudersi con oltre 30mila professionisti fuori dal Servizio Sanitario Nazionale.

Infermieri sempre più woorking poor (lavoratori poveri)

Il fenomeno ha un volto: quello degli infermieri del Sud che erano migrati al Nord per lavorare e che ora non riescono più a sostenere il costo della vita. Con stipendi tra i 1.500 e i 1.600 euro, e affitti che li assorbono quasi per intero, in città come Milano, Bologna e Venezia si dimettono a decine ogni mese. “Paghiamo per lavorare”, denunciano. Il classico fenomeno del lavoro povero, dove ormai anche la classe medio-bassa, a cui appartiene indebitamente anche quella infermieristica, fa sempre più fatica a vivere dignitosamente.

La povertà è certificata: in molte città la soglia minima per vivere da soli supera di 300-400 euro lo stipendio netto mensile di un infermiere. A Milano il gap arriva a 450 euro. Oltre il 70% dei professionisti è costretto a indebitarsi per arrivare a fine mese.

E non c’è solo la miseria economica. Nel 2025 si registra già un +30% di aggressioni in corsia rispetto all’anno precedente. “Non siamo solo dimenticati: siamo lasciati soli, sotto tiro, senza protezione”, aggiunge De Palma.

Gli standard europei restano un miraggio. Se la FNOPI parla ancora di 65mila unità mancanti, le stime aggiornate secondo i criteri OCSE parlano di almeno 175mila infermieri assenti. “Altro che carenza: siamo davanti a una disfatta”.

Un’indagine interna su 1.500 infermieri traccia un quadro drammatico:

  • 90% si sente sottovalutatoù
  • 75% sconsiglierebbe la professione
  • 60% valuta il trasferimento all’estero

Serve un Piano Marshall per salvare la professione. Subito. O crolla tutto, con essa anche l’Italia che si prende cura dei suoi cittadini”, conclude De Palma.

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