Il 2 giugno celebriamo la nascita della Repubblica Italiana, ma anche il coraggio silenzioso degli infermieri che durante la guerra hanno saputo curare e resistere.
Dietro la storia ufficiale, ci sono le loro storie: un monito e un esempio per il presente.
Il contributo degli infermieri nell’unificazione dell’Italia
Il 2 giugno, l’Italia celebra la nascita della Repubblica, una data che segna la fine di una lunga e sanguinosa guerra e l’avvio di una nuova era democratica.
A Roma si svolge la cerimonia principale, simbolo di un Paese che ha saputo rialzarsi e trovare un nuovo equilibrio sotto la bandiera della Repubblica.
Ma dietro la storia scritta sui libri, c’è il contributo spesso silenzioso e poco raccontato di chi, giorno dopo giorno, ha saputo curare, proteggere e resistere: gli infermieri.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, la loro figura è stata centrale, non solo sui fronti di battaglia ma anche nella vita quotidiana di un’Italia devastata.
Ruolo e responsabilità degli infermieri in guerra
Le infermiere e gli infermieri, civili e militari, hanno rappresentato un pilastro nell’assistenza ai feriti e ai malati.
Negli ospedali da campo, sulle navi ospedale e nei treni attrezzati per il soccorso, fornivano cure fondamentali e interventi chirurgici in condizioni spesso disperate.
Le Infermiere Volontarie della Croce Rossa Italiana (A proposito di Crocerossine…e di infermiere volontarie.) erano in prima linea: viaggiavano sulle navi bianche, sfidando rotte insidiose per riportare a casa prigionieri e feriti.
Non meno importante è stato il loro contributo nella Resistenza. Infermieri e medici si ingegnavano per reperire farmaci e materiale sanitario, facilitare la fuga dei prigionieri e sostenere la popolazione colpita.
Gli ordini religiosi, come l’Ordine di Malta, parteciparono con le loro infermiere volontarie a bordo dei treni ospedale, mentre le donne sanitarie dell’ACISMOM trovavano nella collaborazione con i cappellani un prezioso sostegno spirituale e pratico.
Il volto oscuro dell’infermieristica nel conflitto
Accanto a questi esempi di dedizione e sacrificio, vi è la pagina oscura degli infermieri nazisti.
La loro partecipazione ai crimini dell’Olocausto dimostra come, in tempi di guerra, anche la professione infermieristica possa essere travolta dall’ideologia e diventare strumento di sofferenza.
Una riflessione necessaria
Il ruolo dell’infermiere, soprattutto in periodi di crisi, può oscillare tra la protezione della vita e la complicità nella violenza.
Per questo, occorre sempre pensare con la propria testa e ascoltare il cuore.
In un presente segnato da nuove tensioni geopolitiche, il lavoro dell’infermiere può assumere contorni eroici o disumani: sta a ciascuno decidere da che parte stare.
E tu?
Se domani dovesse scoppiare un nuovo conflitto mondiale, saresti pronto a difendere la tua patria anche a rischio di trovarla schierata dalla parte sbagliata della Storia?
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