A proposito di Crocerossine…e di infermiere volontarie.

Redazione 26/05/17
Scarica PDF Stampa
Presenti al Salone del libro di Torino, fra le altre compagini, anche quella delle Crocerossine. Al centro di una recente polemica interna sulla eventualità di continuare ad usare i distintivi di grado, le Crocerossine continuano ad esercitare il loro lavoro in un contesto in continua evoluzione.

La storia del Corpo delle Infermiere volontarie della Croce Rossa è legata a doppia mandata a quella di alcuni avvenimenti storici italiani di grande rilevo e la loro figura è ancora centrale in molte operazioni internazionali. Tutto questo non basta però a far dimenticare la centralità della questione attinente alla loro funzione attuale e alla loro collocazione nel nostro panorama culturale.

Le Crocerossine

Il Corpo delle Crocerossine nasce nel 1908, una vera e propria istituzione che ad un secolo esatto dalla sua nascita contava fra le sue fila più di 10.000 volontarie. Le Crocerossine continuano a esplicitare alcune delle funzioni classiche degli infermieri, al salone del libro le stesse rilevavano parametri vitali, apprestavano educazione sanitaria e fornivano lezioni di primo soccorso. L’impegno sociale delle stesse rimane quindi assolutamente encomiabile anche solo prendendo in considerazione la loro grande generosità nei vari contesti in cui sono impiegate.

Professione infermiere: alle soglie del XXI secolo

La maggior parte dei libri di storia infermieristica si ferma alla prima metà del ventesimo secolo, trascurando di fatto situazioni, avvenimenti ed episodi accaduti in tempi a noi più vicini; si tratta di una lacuna da colmare perché proprio nel passaggio al nuovo millennio la professione infermieristica italiana ha vissuto una fase cruciale della sua evoluzione, documentata da un’intensa produzione normativa.  Infatti, l’evoluzione storica dell’infermieristica in Italia ha subìto un’improvvisa e importante accelerazione a partire dagli anni 90: il passaggio dell’istruzione all’università, l’approvazione del profilo professionale e l’abolizione del mansionario sono soltanto alcuni dei processi e degli avvenimenti che hanno rapidamente cambiato il volto della professione. Ma come si è arrivati a tali risultati? Gli autori sono convinti che per capire la storia non basta interpretare leggi e ordinamenti e per questa ragione hanno voluto esplorare le esperienze di coloro che hanno avuto un ruolo significativo per lo sviluppo della professione infermieristica nel periodo esaminato: rappresentanti di organismi istituzionali e di associazioni, formatori, studiosi di storia della professione, infermieri manager. Il filo conduttore del libro è lo sviluppo del processo di professionalizzazione dell’infermiere. Alcune domande importanti sono gli stessi autori a sollevarle nelle conclusioni. Tra queste, spicca il problema dell’autonomia professionale: essa è sancita sul terreno giuridico dalle norme emanate nel periodo considerato, ma in che misura e in quali forme si realizza nei luoghi di lavoro, nella pratica dei professionisti? E, inoltre, come si riflettono i cambiamenti, di cui gli infermieri sono stati protagonisti, sul sistema sanitario del Paese? Il libro testimonia che la professione è cambiata ed è cresciuta, ma che c’è ancora molto lavoro da fare. Coltivare questa crescita è una responsabilità delle nuove generazioni. Le voci del libro: Odilia D’Avella, Emma Carli, Annalisa Silvestro, Gennaro Roc- co, Stefania Gastaldi, Maria Grazia De Marinis, Paola Binetti, Rosaria Alvaro, Luisa Saiani, Paolo Chiari, Edoardo Manzoni, Paolo Carlo Motta, Duilio Fiorenzo Manara, Barbara Man- giacavalli, Cleopatra Ferri, Daniele Rodriguez, Giannantonio Barbieri, Patrizia Taddia, Teresa Petrangolini, Maria Santina Bonardi, Elio Drigo, Maria Gabriella De Togni, Carla Collicelli, Mario Schiavon, Roberta Mazzoni, Grazia Monti, Maristella Mencucci, Maria Piro, Antonella Santullo. Gli Autori Caterina Galletti, infermiere e pedagogista, corso di laurea magistrale in Scienze infermieristiche e ostetriche dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, Roma.Loredana Gamberoni, infermiere, coordinatore del corso di laurea specialistica/ magistrale dal 2004 al 2012 presso l’Università di Ferrara, sociologo dirigente della formazione aziendale dell’Aou di Ferrara fino al 2010. Attualmente professore a contratto di Sociologia delle reti di comunità all’Università di Ferrara.Giuseppe Marmo, infermiere, coordinatore didattico del corso di laurea specialistica/ magistrale in Scienze infermieristiche e ostetriche dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, sede formativa Ospedale Cottolengo di Torino fino al 2016.Emma Martellotti, giornalista, capo Ufficio stampa e comunicazione della Federazione nazionale dei Collegi Ipasvi dal 1992 al 2014.

Caterina Galletti, Loredana Gamberoni, Giuseppe Marmo, Emma Martellotti | 2017 Maggioli Editore

32.00 €  30.40 €

La differenza con gli infermieri negli ultimi decenni si è però ulteriormente accentuata e, a parte il profilo squisitamente linguistico, notevoli sono le differenze tra le due figure. Rimarcando un po’ sul carattere della polemica sui distintivi di grado e sulla eventuale militarizzazione del Corpo delle Crocerossine,  si evidenzino in primo luogo gli aspetti più controversi della querelle interna tra il Presidente Nazionale della Croce Rossa Italiana, Francesco Rocca, il quale, con proprio atto aveva imposto la rimozione dei distintivi di grado nelle attività civili delle crocerossine, la volontà del presidente si è scontrata con quella della Ispettrice nazionale del Corpo, la quale ha sostenuto che in nessun modo sia in corso una militarizzazione delle stesse.

Le Crocerossine non sono infermiere.

Con tutto il rispetto, le posizioni sopra espresse rendono l’idea della distanza che intercorre tra gli infermieri professionisti e laureati che popolano le nostre strutture e le crocerossine che vogliamo ricordare sono definite “infermiere volontarie” senza averne effettivamente il titolo (percorso universitario, esame di Stato, iscrizione all’albo) e che al netto dei propri titoli potrebbero essere affiancate piuttosto ad operatori socio-sanitari. L’attenzione posta su dinamiche come quelle afferenti alla possibile militarizzazione segna la linea di demarcazione tra posizioni delle volte confuse.

Figura storica di tutto rispetto e un po’ anacronistica.

Altro aspetto singolare e che non può essere posto in second’ordine è quello attinente al carattere proprio di questa figura, che deve essere collocato entro il contesto storico di riferimento, un contesto di guerra dove la figura della donna poteva essere solo considerata ausiliaria a quella dell’uomo. Una concezione fortunatamente anacronistica, che però permane nella distinzione di genere insita nel carattere proprio di queste volontarie. Le Crocerossine vivono quindi un momento legato strettamente al mutamento sociale, i margini di professionalità sono aumentati e aumenteranno ancora, consegnando a queste volontarie investite di grande valore storico e sociale nuove responsabilità. Nella speranza che possano affrancarsi  da querelle su possibili militarismi e condizionamenti che ne avviliscono il senso stesso della loro presenza.

Mai sentito di un medico volontario?

Non possiamo però smettere di stupirci e strabiliarci quando ancora discutiamo di professioniste “volontarie” a cui andrebbe ridimensionato non il grado militare quanto il titolo di “infermiere” a cui i veri professionisti accedono con ben altre difficoltà e superando un test di ammissione.

Qualcuno ha mai sentito parlare di medico “volontario“? Noi no! E nel caso stiamo certi che prima o poi sentiremo notizie anche di abuso della professione medica. 

Redazione

Scrivi un commento

Accedi per poter inserire un commento