Entro cinque anni, il sistema sanitario italiano dovrà fare i conti con una carenza strutturale di infermieri: fino a 8 mila professionisti in meno ogni anno rispetto al fabbisogno.
Mentre le aziende sanitarie chiedono competenze e rinnovamento, la formazione arranca e i giovani faticano a restare in Italia.
Indice
Migliaia di infermieri in meno ogni anno
Le imprese italiane lo sanno già da un pezzo: quando si assumono professionisti giovani, le cose funzionano meglio. Lo confermano i dati Unioncamere e Centro Studi Tagliacarne, che premiano le aziende con alta presenza under 30 per fatturato e produttività.
Ma c’è un però. Mancano i giovani (in generale per impoverimento demografico), soprattutto quelli con le competenze giuste (a causa del mismatch orientativo).
E tra le professioni in maggiore sofferenza c’è proprio quella dell’infermiere, che com’è sufficientemente noto, i giovani non voglio fare.
Secondo il Sistema Excelsior, da qui al 2029 il sistema produttivo italiano cercherà, invano, tra i 7 e gli 8 mila nuovi professionisti in ambito sanitario ogni anno, oltre le decine di migliaia che già servono fin da ora per garantire l’assistenza infermieristica a livello medio europeo.
Dati lievemente ridotti ma comunque confermati da altri enti, la Fondazione Ismu Ets che spinge la carenza infermieristica fino a 100mila unità in meno entro il 2030.
Infermieri che la società non troverà. Perché le università non riusciranno a formane abbastanza o abbastanza in tempo, anche se dovessero cambiare le cose.
E anche chi esce con una laurea in tasca, non sempre trova il coraggio (o il contesto) per restare.
Lo dimostrano i numeri di chi abbandona il lavoro pochi anni dopo averlo iniziato, stretti tra turni infiniti, stipendi anemici e riconoscimenti col contagocce. E chi decide di andare all’estero.
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Senza infermieri non c’è salute
Andrea Prete, presidente di Unioncamere, lancia l’allarme dal palco del Meeting di Rimini: serve uno sforzo condiviso per ricucire il rapporto tra giovani e imprese. Ma nella sanità, questo “sforzo” dovrebbe partire da una domanda ben più scomoda: chi si sta occupando dei giovani infermieri oggi?
Perché possiamo pure parlare di competitività, di export, di PIL. Ma se non ci sono infermieri a prendersi cura dei nostri pazienti anziani e fragili, nessuna economia può davvero dirsi sana. Se non ci saranno abbastanza infermieri, non ci sarà nemmeno salute.
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