Abolizione vincolo ma solo fino al 2025. La FNOPI incassa e rilancia

Dario Tobruk 01/04/23
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Non è durato a lungo l’entusiasmo dell’abolizione del vincolo di esclusività che una manina traditrice, di cui si deve ancora conoscere l’appartenenza politica, ha posto una condizione di non poco conto: rimozione del vincolo ma solo fino a fine 2025.

Gli infermieri, abituati ad essere maltrattati da anni, non si sono scomposti più di tanto e tra le diverse posizioni dei sindacati e degli esperti in materia, si saranno certamente detti: “sembrava troppo bello per essere vero“.

Non si è fatta attendere la risposta della FNOPI che incassa il colpo e rilancia con più forza la posizione inattaccabile della professionalità infermieristica, diffondendo una nota senza timore: “Collocarla al 2025 non intacca l’importanza della norma: gli infermieri sapranno dimostrare che può essere definitivamente cancellata”.

La libertà di poter esercitare la propria professionalità al di fuori della propria struttura e della propria organizzazione sarà messa alla prova della sostenibilità del SSN nei prossimi anni. Che è come dire che gli infermieri dovranno quindi dimostrare che il SSN è in grado di reggersi in piedi senza lo sfruttamento degli infermieri stessi.

DL 34 e rimozione vincolo esclusività, FNOPI: “Nessun rischio tenuta per il SSN”

La Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche (FNOPI) prende atto della versione pubblicata in Gazzetta Ufficiale del DL 34/2023 in cui resta ferma l’abolizione dell’esclusività per il personale sanitario, pur collocandola a fine 2025.
 
Una modifica dettata sicuramente dal timore che il Ssn possa andare in difficoltà con un eccesso di libera professione e quindi con la volontà di tenerla sotto osservazione e sotto controllo per i prossimi due anni.
 
Un timore però che, per la FNOPI, non deve bloccare la norma e che, anzi, deve aprire un serio dibattito sulle dotazioni organiche. Si pensi ad esempio al massiccio ricorso del lavoro straordinario da parte degli infermieri dipendenti: in media circa 150 ore ciascuno, secondo l’elaborazione dei dati contenuti nel Conto annuale della Ragioneria generale dello Stato.
 
Quindi la tenuta del Servizio sanitario nazionale va garantita con un numero congruo di organici e non con la limitazione della libera professione che gli infermieri possono svolgere per mettere al servizio della comunità e del Ssn le loro competenze più avanzate.
 
Rileviamo per assurdo che se questo fosse il timore principale, dimostra una volta di più che il Servizio sanitario nazionale è sorretto dagli infermieri che lavorano ben oltre il loro normale orario contrattuale“, conclude la FNOPI.