Sono passati più di trent’anni dall’istituzione della Pronta Disponibilità per i dipendenti pubblici. Ma tra abusi, contraddizioni, lacune, regole che sembrano fatte apposta per essere aggirate e un compenso a dir poco ridicolo, la “reperibilità” (così viene chiamata da tutti) continua a generare malcontento e discussioni tra gli operatori sanitari.
E adesso, con l’imminente entrata in vigore del nuovo contratto, i lavoratori (stanchi di essere sfruttati) potrebbero donare molte belle gatte da pelare ai dirigenti delle aziende sanitarie.
Già, perché quando si parla di pronta disponibilità, come spiegato dal sindacato Nursing Up, trattasi di “una situazione allarmante, che incide anche sulla salute degli operatori” e che in Piemonte (ma non solo) “potrebbe rivelarsi una vera ‘bomba ad orologeria’ per i già risicati bilanci delle Asl”.
“Le Pronte Disponibilità – sottolineano dal sindacato – sono turni di 12 ore nei quali gli infermieri e professionisti sanitari(come suggerisce il termine) sono in ‘preallarme’ pronti a intervenire su specifiche necessità.
Ebbene, fino a oggi, in tutte le aziende sanitarie del Piemonte, agli operatori vengono fatti fare 10, 15 anche più di 20 turni di pronta disponibilità per ogni mese. Ciò accade a causa dell’estrema carenza di personale che esiste nella nostra regione, con infermieri e professionisti della sanità che non sono sufficienti a coprire le varie necessità di ogni reparto”.
Ma la ‘pacchia’, per le aziende, che invece di ricercare personale sanitario tramite offerte lavorative degne di tale nome ricorre all’abuso sistematico delle pronte disponibilità sfruttando i propri dipendenti, potrebbe finire molto presto: “Dal primo di gennaio, però, entra in vigore il nuovo Contratto nazionale di Lavoro, firmato nei mesi scorsi a Roma, che impone di non superare il numero massimo di sette pronte disponibilità al mese per ogni soggetto.
Un paletto che di fatto metterà fuori legge tutte le turnazioni che prevedono il sistematico sforamento del limite delle 7 pronte disponibilità mensili, esponendo le aziende sanitariealla possibilità che ogni infermiere che si trova oltre tale soglia possa chiedere l’intervento dell’Ispettorato del Lavoro e proporre un’azione legale risarcitoria, con il rischio di un volume di ricorsi e una conseguente esposizione economica di svariati milioni di euro.
A oggi, a quanto ci risulta, solo l’Asl di Alessandria pare abbia messo in atto una riorganizzazione dei turni per rientrare nei nuovi parametri delle Pronte Disponibilità. Nel resto della regione, invece, non s’è mosso nulla”.
Per questo motivo, dal sindacato chiedono “l’immediato intervento della Regione per arginare e risolvere il problema, anzitutto sollecitando le aziende sanitarie a riorganizzare le Pronte Disponibilità in tutti i settori sanitari con il fine di rientrare nei limiti imposti dal Contratto”.
Anche e soprattutto perché, come rimarcato dal segretario Nursing Up Piemonte Claudio Delli Carri, “la gravità della situazione è evidente. Perché se non si mette mano subito alla riorganizzazione delle pronte disponibilità, nel giro di un mese potrebbero partire centinaia di richieste di intervento dell’Ispettorato del lavoro con le conseguenti richieste di risarcimento, sacrosante, per il superamento dei limiti imposti dal nuovo Contratto.
La riorganizzazione delle Pronte Disponibilità non va interpretata solo come una azione di salvaguardia per la gestione economica delle aziende, ma ha la sua cruciale importanza nella tutela della salute dell’operatore, che va protetto da fenomeni come il burn out e l’estrema stanchezza.
Criticità che possono sfociare anche in serie patologie. Non dimenticando che tutto ciò può avere pesanti riflessi sulla qualità della prestazione erogata ai pazienti. Noi vogliamo che la sicurezza per i nostri lavoratori venga prima di tutto: infatti bisogna puntare sulla qualità e non sulla quantità del lavoro offerto.
A oggi, dalle prime notizie che abbiamo avuto, solo un’azienda sanitaria in Piemonte ha dato segnali di aver compreso l’importanza della situazione, e si sta organizzando per rientrare nei parametri del nuovo Contratto. Si tratta dell’Aso di Alessandria dove è in atto una riorganizzazione delle Pronte Disponibilità rispettando il limite imposto delle sette mensili.
La Regione, dunque, anche eventualmente prendendo spunto da quanto avviene ad Alessandria, deve trovare una soluzione immediata a questo problema per tutte le restanti aziende sanitarie piemontesi”.
Quanti saranno in tutta Italia gli abusi, perpetrati senza ritegno e con la perenne scusa della carenza di professionisti, che le aziende sanitarie proprio non vogliono ricercare a condizioni economiche accettabili?