“Aggressioni? Un infermiere su tre vuole cambiare lavoro”

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Proseguono senza sosta le aggressioni verbali e fisiche al personale sanitario italiano. E alla Asl di Teramo i numeri si fanno sempre più inquietanti, tanto che secondo Anaao Assomed (sindacato dei medici)«un infermiere su 3 è disposto a cambiare lavoro».

Un allarme sottoscritto dal Nursind, il cui segretario territoriale Giuseppe De Zolt precisa come «il fenomeno si espleti indistintamente soprattutto nei 4 pronto soccorso teramani, che purtroppo si ritrovano a elargire numerose prestazioni e dunque le attese si fanno sempre più prolungate».


Ma non ci sono solo i Dea, nel mirino dei violenti. Anche reparti e ambulatori non sono esenti da scene di guerriglia: «Grazie alla bravura degli operatori si limitano i danni, malgrado ciò le aggressioni verbali sono quotidiane e si traducono in atteggiamenti aggressivi a volte anche dal punto di vista fisico» spiega De Zolt.

Urgono quindi vigilantes o forze dell’ordine stabilmente presenti negli ospedali? Per il rappresentante Nursind ciò «non risolverebbe il problema che dovrà essere affrontato solo con il potenziamento della dotazione organica».


La carenza di personale è sempre il problema principale, quindi. Nella Asl gli infermieri sono circa 1350 e gli OSS circa 200: «Ne servono molti di più. Il sottorganico alimenta il fenomeno delle aggressioni perché si ha meno tempo da dedicare alle cure degli utenti».

C’è una buona notizia, però: «Per fortuna ora si è sbloccato il concorso per i 90 infermieri (di cui 20 Oss) e si potrà a breve tamponare il deficit dei tanti pensionamenti, scorrendo man mano la graduatoria. Arriverà un po’ di ossigeno. In aggiunta col nuovo decreto ci saranno ulteriori stabilizzazioni ed entro il mese di giugno c’è il bando, sempre per la stabilizzazione, del personale Covid» conclude il sindacalista.

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Alessio Biondino