Riceviamo in redazione e pubblichiamo con piacere un’intervista realizzata dal collega Andrea Maccari alla Dott.ssa Marinella D’Innocenzo, presidente dell’associazione “L’AltraSanità”, professionista del settore e profonda conoscitrice del sistema salute.
Al centro della conversazione: la salute pubblica e la necessità di tutelare il Servizio Sanitario Nazionale. Esistono ancora spazi concreti per ripensare il futuro e recuperare piena consapevolezza del valore del SSN.
Lo ammetto. Questo argomento è egoisticamente supportato dal sottoscritto, dopo la faticosa rinascita personale seguita a una grave forma di Covid che mi ha trasformato in un disabile.
Sono consapevole anche del fatto che, se sono sopravvissuto, e ora assistito e curato come paziente cronico, è dovuto al Servizio sanitario nazionale.
Il Ssn ha dato prova di resistenza davanti all’epidemia di Sars-Cov2 ma cosa accadrà alla prossima emergenza già annunciata, con il mancato investimento in prevenzione, tra privatizzazioni, carenza di personale e di cura per i più fragili, l’aumento di spese per le armi?
Se ne è accorta, sin dal 2013, anche la Fondazione Gimbe che ha lanciato la campagna #SalviamoSSN (Salviamo il SSN | Salviamo il nostro SSN) per diffondere la consapevolezza che un servizio sanitario pubblico equo e universalistico rappresenta una conquista sociale irrinunciabile da difendere e garantire alle future generazioni.
Ora ne parliamo con la dottoressa Marinella D’Innocenzo, già Direttore Generale di Aziende Sanitarie, presidente dell’Associazione “L’AltraSanità” (sito ufficiale).
Proprio nel sito de “L’AltraSanità” c’è scritto: “È arrivato il momento per coloro che a vario titolo credono nella sanità pubblica e nella sua utilità sociale, di decidere cosa fare e cosa sia meglio fare perché la sanità pubblica rimanga un diritto fruibile ed esigibile, perché a condizioni bloccate, la sanità pubblica sta morendo e, se le cose non cambiano, è vano sperare che domani andrà meglio”.
Cominciamo con una domanda d’obbligo: quale futuro per la Sanità pubblica?
Il futuro del Servizio Sanitario Nazionale (Ssn) non risiede in semplici aggiustamenti, ma in una profonda e coraggiosa ristrutturazione.
La crisi del sistema sanitario non può essere risolta solo con i fondi del Pnrr. È necessario seguire un percorso per garantire universalità, equità e sostenibilità del sistema.
Il futuro della sanità dipende da quattro pilastri fondamentali:
- riorganizzare e aumentare massicciamente il fondo sanitario per allinearlo ai partner europei;
- concentrare le competenze e razionalizzare la rete. Il modello attuale, con la sua frammentaria distribuzione di servizi, è diventato incompatibile con la cronica carenza di personale sanitario;
- l’innovazione reale: manageriale prima che tecnologica;
- liberare risorse: lotta alla burocrazia e ridefinizione dei ruoli. Una quantità enorme di tempo e risorse del personale sanitario qualificato è oggi assorbita da compiti non clinici.
La sanità del futuro è un sistema che accetta la realtà delle risorse scarse e la trasforma in un’opportunità di modernizzazione.
Prevede meno ospedali “generalisti” e più centri di alta specializzazione in rete, supportati da una tecnologia diffusa. È un sistema guidato da una gestione manageriale autonoma e responsabile, e che libera i suoi professionisti dalla burocrazia per restituirli al loro ruolo primario: la cura del cittadino.
Solo attraverso questa trasformazione strutturale sarà possibile preservare un servizio sanitario pubblico, equo e universale per le generazioni future.
Quali sono gli obiettivi dell’Associazione “L’Altra Sanità”?
L’associazione “L’Altra Sanità” si propone come un attore di cambiamento nel panorama sanitario italiano, con l’obiettivo primario di promuovere una profonda rivisitazione del Servizio Sanitario Nazionale (Ssn).
Le sue finalità si concentrano sulla costruzione di un sistema più equo, efficiente e vicino ai bisogni dei cittadini, fondato su principi di proattività, prossimità e continuità delle cure.
Gli obiettivi dell’associazione si articolano attorno ad alcuni pilastri fondamentali: riorganizzazione del sistema sanitario, centralità della sanità territoriale, finanziamento pubblico e sostenibilità, valorizzazione del capitale professionale, coinvolgimento di cittadini e comunità, approccio “One Health” (o “Una Sola Salute”, è un concetto che riconosce l’interconnessione tra la salute umana, animale e ambientale).
Per fare ciò, “L’Altra Sanità” realizza iniziative informative e formative. Organizza convegni, dibattiti ed eventi volti a diffondere conoscenze e buone pratiche, stimolando il confronto tra professionisti, istituzioni e cittadini per supportare le trasformazioni in atto nel Servizio Sanitario Nazionale.
L’associazione si rivolge a un’ampia platea che include operatori sanitari, professionisti del settore e cittadini sensibili alle tematiche della sanità pubblica e dell’assistenza territoriale.
Sono ben conosciuti i pregi del Ssn ma oggi è quasi impossibile prenotare un esame clinico necessario. Molti servizi vengono chiusi. Cosa sta accadendo?
La domanda tocca un punto nevralgico: da un lato si riconoscono i meriti storici e teorici del Servizio Sanitario Nazionale (Ssn), basato su principi di universalità, equità e solidarietà, dall’altro bisogna purtroppo prendere atto che la sua applicazione pratica oggi è in profonda crisi.
Il declino attuale del Ssn non è un evento improvviso, ma il risultato di processi pluriennali che si sono intensificati di recente. Le cause principali sono interconnesse:
- sottofinanziamento cronico;
- carenza drammatica di personale;
- spostamento verso il privato e il privato convenzionato;
- problemi organizzativi e burocratici.
Come mai non è stata appresa la lezione della pandemia?
Questa è la domanda più dolorosa e apparentemente paradossale. La pandemia ha dimostrato in modo inequivocabile quanto sia fondamentale un sistema sanitario pubblico, forte, capillare e accessibile a tutti.
Per un breve periodo, la sanità è tornata al centro del dibattito e degli investimenti. Tuttavia, a distanza di cinque anni, questa spinta sembra essersi esaurita.
La situazione descritta rappresenta l’evidenza di un sistema che, nonostante sia fondato su principi validi, è stato indebolito da anni di decisioni politiche ed economiche che ne hanno compromesso la capacità di rispondere adeguatamente ai bisogni dei cittadini.
Risulta pertanto necessaria una trasformazione strutturale del SSN al fine di garantire un servizio sanitario pubblico, equo e universale per le future generazioni.
In particolare, quale è la condizione attuale del personale sanitario in generale? Quali forme di precariato sono state introdotte nei luoghi di cura?
Finiti gli applausi dai balconi, sulla sanità pubblica è calato un silenzio assordante, rotto solo dal rumore sordo dei reparti che chiudono e dal passo stanco del suo personale.
Se i cittadini faticano a prenotare un esame, è perché l’esercito che dovrebbe garantire quel diritto alla cura è stremato, demotivato e sempre più frammentato.
Gli “eroi” della pandemia oggi sono i grandi dimenticati, prigionieri di un sistema che li spinge alla fuga o li costringe a nuove, insidiose forme di precariato.
Questo mix letale sta provocando una “grande fuga” silenziosa, diffusa tra medici, infermieri e operatori sanitari che abbandonano il proprio posto di lavoro, se non la professione stessa.
Non solo giovani neolaureati che scelgono direttamente l’estero, ma anche professionisti esperti che, attorno ai 50 anni, abbandonano l’ospedale pubblico per la sanità privata, la libera professione o, in casi estremi, per cambiare completamente mestiere, alla ricerca di una migliore qualità della vita.
Questo fenomeno si chiama “intention to leave”, l’intenzione di andarsene, ed è delle più grandi crisi del nostro tempo.
Non è un malessere passeggero, ma un’epidemia silenziosa, un indicatore che misura la febbre altissima che interessa i Sistemi Sanitari a livello globale, e nel caso specifico anche il nostro Ssn, dove addirittura assume i contorni di una vera e propria emergenza strutturale, che minaccia di dare il colpo di grazia al principio di cura universale.
L’”intention-to-leave” è il sintomo finale di un patto tradito tra lo Stato e i suoi professionisti della cura.
È un campanello d’allarme che suona da anni, ma che è stato costantemente ignorato. Continuare a non ascoltarlo significa accettare passivamente che gli ospedali si svuotino di competenze e umanità, lasciando i cittadini soli di fronte alla malattia.
Accanto ai “gettonisti” sopravvivono forme di precariato più tradizionali, come i contratti a tempo determinato rinnovati all’infinito senza mai portare a una stabilizzazione, o il ricorso a professionisti a partita Iva per mascherare un rapporto di lavoro subordinato.
Il risultato finale è la progressiva erosione dell’etica del servizio pubblico. La sanità, da missione, si trasforma in un mercato dove la cura è una prestazione da vendere al miglior offerente, lasciando il personale storico a difendere un fortino sempre più sguarnito e i cittadini a navigare in un sistema sempre più incerto e diseguale.
Quali spazi reali esistono per ridare centralità e attuazione alla sanità pubblica?
Alla luce dell’analisi svolta, è cruciale riuscire a modificare l’attuale orientamento.
Non si tratta di ricercare soluzioni miracolose, bensì di identificare gli ambiti effettivi di intervento, aree concrete in cui una determinata volontà politica potrebbe avere un impatto significativo.
Ecco una disamina di questi spazi.
Sanità pubblica: quattro spazi per riconquistare il futuro
Dopo aver diagnosticato la grave malattia del nostro Servizio Sanitario Nazionale, è imperativo chiedersi se esista una cura.
La risposta è sì, ma richiede una terapia d’urto, non più placebo. Gli spazi reali per ridare centralità e piena attuazione alla sanità pubblica esistono, ma necessitano di una visione politica che torni a considerare la salute un investimento strategico e non un centro di costo.
Si possono identificare quattro fronti di intervento interconnessi.
- lo spazio del finanziamento: oltre l’emergenza
Il presupposto di ogni riforma è economico. Senza risorse adeguate, ogni progetto è destinato a fallire. - lo spazio del capitale umano: fermare l’esodo e valorizzare
È lo spazio più critico e urgente. Un sistema sanitario è fatto prima di tutto dalle persone che ci lavorano. - lo spazio della riorganizzazione: dal territorio alla tecnologia
Le risorse e il personale devono operare in un sistema efficiente. - lo spazio del governo pubblico: ridefinire il ruolo del privato
L’avanzata del privato non è inevitabile, ma è la conseguenza di un arretramento del pubblico.
In conclusione, gli spazi per agire esistono e sono ben definiti.
Richiedono coraggio, visione a lungo termine e, soprattutto, una scelta politica chiara: decidere se vogliamo ancora un sistema sanitario nazionale degno di questo nome, basato sull’articolo 32 della Costituzione, o se accettiamo tacitamente la sua trasformazione in un sistema a due velocità.
Il futuro della sanità pubblica non dipende dalla mancanza di soluzioni, ma dalla volontà di attuarle!
C’è da difendere la sanità pubblica con le unghie e con i denti. Bisogna riformarla e potenziarla, finanziandola tutti quanti con una fiscalità proporzionale e progressiva.
Perché almeno una cosa mi è ancora più chiara da quando sono un disabile: ci si salva tutti insieme.
Salviamo il Servizio Sanitario Nazionale!
Autore: Andrea Maccari
“Siamo noi gli inabili che pur avendo a volte non diamo” – Renato Zero – Nei giardini che nessuno sa – Official Videoclip – (Album L’imperfetto – 1994)
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