Arresto cardiaco in piazza, l’intervento risolutivo di un infermiere fuori turno

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Riportiamo qui la lettera, scritta dal presidente dell’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Viterbo Mario Curzi, per esaltare le gesta di un infermiere fuori turno che, di fatto, ha salvato una donna colpita da un arresto cardiaco mentre passeggiava in piazza.

‘A volte succede’

“A volte succede. Succede che abiti in un piccolo paese alle falde del monte Cimino, Vallerano, e stai passeggiando tranquillamente nella piazza principale per fare la spesa, quando, improvvisamente senti la tua mano sinistra formicolare, un dolore imparagonabile al petto, un senso di angoscia ti assale. Ma non fai in tempo a realizzare che cadi a terra, stramazzando a suolo: un attacco cardiaco.

La tua vita è appesa ad un filo, anzi sarebbe finita lì, se non fosse che il sindaco del ridente paesino non conosca bene il dottor Tommaso Deiana, che non è il medico di base, ma un professionista sanitario infermiere dell’Azienda emergenza regionale 118, residente anche lui in quel luogo, che in quel momento, però, se ne sta a casa sua in completo relax.

Guida al monitoraggio in Area Critica

Il monitoraggio è probabilmente l’attività che impegna maggiormente l’infermiere qualunque sia l’area intensiva in cui opera.Non può esistere area critica senza monitoraggio intensivo, che non serve tanto per curare quanto per fornire indicazioni necessarie ad agevolare la decisione assistenziale, clinica e diagnostico-terapeutica, perché rilevando continuamente i dati si possono ridurre rischi o complicanze cliniche.Il monitoraggio intensivo, spesso condotto con strumenti sofisticati, è una guida formidabile per infermieri e medici nella cura dei loro malati. La letteratura conferma infatti che gli eventi avversi, persino il peggiore e infausto, l’arresto cardiocircolatorio, non sono improvvisi ma solitamente vengono preannunciati dal peggioramento dei parametri vitali fin dalle 6-8 ore precedenti.Il monitoraggio è quindi l’attività “salvavita” che permette di fare la differenza nel riconoscere precocemente l’evento avverso e migliorare i risultati finali in termini di morbilità e mortalità.Riconosciuto come fondamentale, in questo contesto, il ruolo dell’infermiere, per precisione, accuratezza, abilità nell’uso della strumentazione, conoscenza e interpretazione dei parametri rilevati, questo volume è rivolto al professionista esperto, che mette alla prova nelle sue conoscenze e aggiorna nel suo lavoro quotidiano, fornendo interessanti spunti di riflessione, ma anche al “novizio”, a cui permette di comprendere e di utilizzare al meglio le modalità di monitoraggio.   A cura di:Gian Domenico Giusti, Infermiere presso Azienda Ospedaliero Universitaria di Perugia in UTI (Unità di Terapia Intensiva). Dottore Magistrale in Scienze Infermieristiche ed Ostetriche. Master I livello in Infermieristica in anestesia e terapia intensiva. Professore a contratto Università degli Studi di Perugia. Autore di numerose pubblicazioni su riviste italiane ed internazionali. Membro del Comitato Direttivo Aniarti.Maria Benetton, Infermiera presso Azienda ULSS 9 di Treviso. Tutor Corso di laurea in Infermieristica e Professore a contratto Università degli Studi di Padova. Direttore della rivista “SCENARIO. Il nursing nella sopravvivenza”. Autore di numerose pubblicazioni su riviste italiane. Membro del Comitato Direttivo Aniarti.

a cura di Gian Domenico Giusti e Maria Benetton | 2015 Maggioli Editore

15.00 €  14.25 €

‘Meccanismi rodati da anni di esperienza e di studio’

E come accade spesso tra i professionisti, abituati a mettere in moto meccanismi rodati da anni di esperienza e di studio, raggiunge in fretta la piazza, osserva, valuta la gravità della situazione, ordina al farmacista gli strumenti utili per intervenire, vede lì vicino due operatori del soccorso da lui precedentemente formati e crea un’equipe.

Operano quindi una rianimazione cardio-polmonare tempestiva e salvano la vita alla donna.

Arrivano finalmente i soccorsi con l’ambulanza, la paziente appare stabile e viene portata al pronto soccorso.

Questo succede in un pomeriggio afoso di giugno, in un piccolo paese alle falde del monte Cimino, quando incontri sulla tua strada un infermiere, Tommaso, che ha messo in pratica un percorso intellettuale di studi svolto nei suoi anni di vita professionale. Un percorso universitario, basato sulle evidenze scientifiche, sulla best practice, utilizzando uno strumento, il problem solving, che gli ha permesso di individuare nel minor tempo possibile fonti, soluzioni, azioni più adatte per risolvere al meglio al situazione.

Alla faccia di chi parla di ‘nullafacenti da trasformare in infermieri’

Chissà se questo episodio può dissuadere coloro i quali ancora affermano che basta prendere “30mila nullafacenti e gli facciamo fare gli infermieri”, oppure chi ancora pensa che la sanità sia composta da medici e da “collaboratori”.

Grazie Tommaso. Grazie a nome della persona che hai salvato, per la famiglia che hai preservato. Grazie a nome della professione che hai rappresentato nel momento che hai agito con professionalità, scienza e coscienza.

Si, è vero, a volte accade.

Mario Curzi
Presidente Ordine professioni infermieristiche Viterbo

Fonte: TusciaWeb

“Prendiamo 30.000 nullafacenti e facciamogli fare un corso da infermieri”, parola del nuovo candidato sindaco di Roma

Alessio Biondino

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