L’Assistenza infermieristica alla Persona Transgender: una panoramica

Olga Macellari 16/04/21
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Molte persone appartenenti alla comunità transgender incontrano ostacoli e barriere – materiali, di servizi, culturali e sociali, nonché di competenze degli stessi professionisti – nell’approcciarsi all’istituzione sanitaria.

Scarse sono le conoscenze riguardo l’argomento e vengono anche poco, se non affatto, affrontate le tematiche riguardo la transizione e l’identità di genere durante il corso di laurea.

Lo stato di salute della popolazione transgender in Italia

In Italia, il primo studio sullo stato di salute della popolazione transgender si è svolto nel 2018.

Il progetto, nato dalla collaborazione fra il Centro di riferimento di Medicina di Genere dell’Istituto Superiore di Sanità e le Associazioni Transgender  presenti sul territorio, fu illustrato nel Convegno tenutosi lo stesso anno  Identità di Genere e Salute all’Istituto Superiore di Sanità.

La stima, all’epoca, della popolazione transgender in Italia era di 400 mila abitanti.

Le persone transgender, pur condividendo diversi bisogni assistenziali della popolazione generale, hanno particolari necessità specialistiche, come la terapia ormonale di adeguamento di genere e/o la chirurgia di adeguamento di genere, oltre al bisogno di essere inclusi in mirati programmi di screening atti ad evidenziare eventuali patologie correlate sia al sesso di origine sia alla terapia ormonale di adeguamento.

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Non solo.

L’utente transgenere si rivolge alle strutture sanitarie anche a seguito di episodi violenti a sfondo transfobico. Il rischio di suicidio e di problemi relativi alla salute mentale è direttamente proporzionale agli episodi discriminatori e alla percezione dello stigma.

Percezione della qualità delle cure

Dalla letteratura si evince che i motivi principali che causano una percezione negativa della qualità delle cure da parte della popolazione transgender sono:

  • Episodi di discriminazione da parte del personale sanitario, proporzionali alla dichiarazione esplicita della propria identità di genere;
  • Carenza di conoscenze riguardo le tematiche dell’identità di genere e dei transgender da parte del personale sanitario;
  • Curiosità inappropriata;
  • Percepire ignorati i propri bisogni specifici.

Quali sono i bisogni sanitari della comunità transgender

La paura di essere discriminati, la carenza di conoscenze dei professionisti sanitari, l’alto rischio di problemi di salute mentale, la paura della chiusura mentale dell’altro, di trovarsi a confronto con assunti etero normativi e la patologizzazione dell’identità di genere sono tematiche ricorrenti quando si parla di bisogni sanitari della comunità transgender.

Tra le più ridondanti troviamo:

  • la cultura e il clima delle istituzioni sanitarie (per la comunità trans, si evince una carenza dei servizi sanitari di base, di terapia di coppia e di servizi ginecologici),
  • la salute mentale,
  • l’uso di sostanze stupefacenti,
  • il rischio di suicidio,
  • l’omotransfobia e la chiusura mentale,
  • l’HIV e le infezioni sessualmente trasmissibili,
  • il cancro, le cure urologiche e ginecologiche, l’assistenza interdisciplinare ed il tema della genitorialità,
  • l’obesità, le malattie croniche come l’ipertensione, l’asma, il diabete, la violenza, l’essere disabili, l’appartenenza a minoranze etniche e razziali e l’invecchiamento.

Riferimenti utili per l’assistenza alle persone transgenere

Uno dei documenti di maggior rilievo per fornire un’assistenza sanitaria di qualità alle persone transgender è il SOC (Standards of Care) per la salute di persone transessuali, transgender e di genere non conforme, creato dalla WPATH (World Professional Association for Transgender Health).

Lo scopo finale degli Standards di Cura è di fornire una guida clinica per gli specialisti nell’assistenza alle persone transessuali, transgender e di genere non-conforme con percorsi efficaci e sicuri per garantire loro il benessere personale nel genere prescelto e per accrescere lo stato di salute generale, psicologico e di realizzazione personale.

Nonostante questo sia principalmente un documento rivolto agli specialisti del settore, gli Standards di Cura possono anche essere usati dai diretti interessati, dalle loro famiglie e dalle istituzioni sociali.

  • In Italia

Il 25 maggio del 2020 è stato pubblicato online il sito www.infotrans.it, il primo portale istituzionale in Europa per le persone transgender, frutto della collaborazione fra il Centro di Riferimento per la Medicina di Genere dell’Istituto Superiore di Sanità e l’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni razziali- Presidenza del Consiglio dei ministri (UNAR).

Il sito contiene non solo informazioni dedicate alle persone transgender, ma anche una sezione contenente “buone pratiche e raccomandazioni” dedicata agli operatori sanitari, ai datori di lavoro, ai sindacalisti, ai giornalisti e ad altre figure professionali.

Come comportarsi

In sintesi, sarà buona norma:

  • garantire la privacy della persona assistita, rispettando il segreto professionale;
  • garantire la riservatezza, verificando la disponibilità, ad esempio, di camere singole in caso di ricovero;
  • prendere coscienza dei propri possibili pregiudizi ed andare oltre la dicotomia tradizionale dell’identità di genere maschile/femminile;
  • utilizzare un linguaggio neutro e/o chiedere alla persona come preferisca essere chiamata e riconosciuta; annotare le preferenze del paziente nel caso in cui queste non corrispondano all’identità di genere e al nome riportati sui documenti d’identità;
  • predisporre un clima accogliente e rispettoso, di accettazione ed inclusione;
  • evitare domande indiscrete e non utili ai fini dell’assistenza;
  • spiegare sempre cosa si sta facendo e perché, soprattutto nel caso di esami fisici e/o strumentali in cui sia necessaria la svestizione, che potrebbero mettere a disagio il paziente, e per i quali si dovranno esporre solamente le parti anatomiche utili ai fini diagnostico/ assistenziali.

Inoltre, si potrebbe:

  • rendere più inclusivi moduli, documenti, materiali pubblicitari. I questionari o le schede di accesso, ad esempio, potrebbero prevedere altre opzioni di genere oltre a Maschio e Femmina;
  • fare formazione, non solo per sensibilizzare sull’importanza di un linguaggio corretto e sulla tutela della particolarità della condizione transgender, ma anche volta alle specifiche esigenze sanitarie. Si pensi alle modificazioni in ambito clinico dovute alla terapia ormonale e di cui non viene tenuto conto, ad esempio, nell’interpretazione delle analisi di laboratorio.

Consapevolezza per un’assistenza di qualità

Serve una presa di coscienza sempre maggiore, sia del singolo professionista che di tutta la categoria, in merito alla responsabilità che scegliamo di prenderci o meno ogni volta che svolgiamo il nostro lavoro: la responsabilità di scegliere di non discriminare, di informarsi, di non giudicare, di imparare dal nostro paziente, di entrare in empatia, di migliorare l’assistenza e creare una narrazione sanitaria positiva, piuttosto che propendere verso l’ignoranza, la chiusura mentale, l’automatismo, l’incomprensione, nonchè la creazione di esperienze negative e nuovi problemi e paure nel cuore del paziente.

Autrice: Olga Macellari

Fonti:

  • Beherendt P, Briken P, Dekker A, Lampalzer U, O. Nieder T. The Needs of LGBTI People Regarding Health Care Structures, Prevention Measures and Diagnostic and Treatment Procedures: A Qualitative Study in a German MetropolisInt. J. Environ. Res. Public Health. 2019; 16, 3547
  • European Union Agency for Fundamental Rights (FRA). Being Trans in the European Union: Comparative analysis of EU LGBT survey data. Vienna-Austria; 2014
  • World Professional Association for Transgender Health. Standards of Care per la Salute di Persone Transessuali, Transgender e di Genere Non-Conforme; 2011
  • www.infotrans.it

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