L’osteoporosi è ereditaria? Fattori di rischio, sintomi e trattamenti

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Esistono malattie che compaiono all’improvviso manifestando fin da subito forti fastidi. Ce ne sono altre, poi, che si sviluppano in modo latente, talvolta con qualche segnale che spesso viene ignorato.

Queste ultime vengono definite silenziose proprio per la loro natura di crescita taciturna. Fra loro emerge l’osteoporosi.

Si tratta di un disturbo sistemico dell’apparato scheletrico, caratterizzato da una bassa densità minerale, e del deterioramento della micro-architettura del tessuto osseo, con la conseguente fragilità.


Descritta con parole più semplici, è una situazione che espone a casi di fratture molto elevati, anche di fronte a traumi minimi, in particolare del femore, dell’omero, del polso, delle caviglie, fino alle vertebre.

Molto più frequente nelle donne, ma potenzialmente a rischio anche gli uomini, spesso ci si pone la domanda se si tratti un fattore ereditario. La risposta è sì: la familiarità influisce sulla possibilità che si contragga la malattia.

Anche in questi casi, come abbiamo accennato, difficilmente viene individuata in stadio precoce in quanto il paziente, non percependo alcun dolore, salvo visite specifiche non si accorge della sua presenza.


Per riuscire a diagnosticarla in tempo e arrestare l’avanzamento, però, è importante imparare a riconoscere i sintomi dell’osteoporosi o perlomeno i campanelli d’allarme. Per esempio una persona che senza un apparente motivo comincia a cascare frequentemente, oppure che a seguito di un leggero urto si lesioni l’osso.

Determinati eventi, soprattutto quando si è a conoscenza di parenti che hanno sofferto di questo disturbo, non andrebbero mai sottovalutati.

Certo, la genetica non basta per definire la valutazione precisa. Andiamo quindi ad analizzare gli altri fattori che incidono sull’insorgenza dell’osteoporosi.


Innanzitutto è importante sottolineare che ne esistono due tipologie: quella primitiva (o primaria) e secondaria.

La prima non è riconducibile ad altre malattie e include la varietà giovanile, il post-menopausa e il processo senile. La seconda, invece, è correlata a diverse patologie e all’assunzione di alcuni farmaci.

Entrambe frequenti, si stima che in Italia questa problematica colpisca circa 5.000.000 di persone, di cui l’80% donne in menopausa. Ma cosa può influire sul suo sviluppo?


Una dieta povera di calcio è pericolosa a tutte le età, ma se da giovani ci si può non accorgere delle conseguenze, da adulti si corre il rischio di una progressiva demineralizzazione dell’osso.

Questo perché ogni giorno l’organismo ne perde una certa quota attraverso le urine e, nel momento in cui non viene ricompensata con la dieta, la preleverà dall’ossatura. Stessa cosa vale per la Vitamina D, la quale aiuta l’organismo a utilizzare al meglio il calcio osseo a disposizione.


Potrebbe anche apparire una banalità, trattandosi di un fattore comune per molte malattie.

In realtà la spiegazione si trova nel fatto che gli alcolici riducono la formazione di nuove ossa e quindi aumentano la probabilità di osteoporosi.

Il fumo d’altro canto danneggia lo scheletro attraverso le sostanze chimiche che intaccano direttamente il tessuto. Stessa cosa per la sedentarietà in quanto l’inattività facilita la perdita della massa ossea.


Quelli appena elencati rientravano nei comportamenti che una persona può decidere di modificare nell’arco della vita.

Ci sono però degli aspetti che influiscono sull’osteoporosi sui quali non si può lavorare. Fra questi il sesso femminile, l’età avanzata, la storia familiare, la menopausa e altre malattie correlate.

In questi casi è importante il controllo preventivo, ancora prima dell’insorgenza dei sintomi, per riuscire a diagnosticarla tempestivamente e intervenire adeguatamente.


Anche qui è necessario dire che i sintomi dell’osteoporosi possono variare, ma è cruciale prestare attenzione ai segnali che potrebbero indicarne la presenza.

Fra tutti, la frequenza delle cadute senza apparente motivo o delle lesioni dopo traumi minimi. A volte, persistenti dolori ossei, spesso localizzati nella colonna vertebrale o nelle articolazioni, potrebbero essere indicativi.

Per quanto riguarda le terapie, affrontare l’osteoporosi coinvolge una serie di strategie volte a migliorare la densità ossea e ridurre il rischio di fratture.

L’integrazione di calcio e vitamina D attraverso una dieta equilibrata e l’assunzione di integratori è fondamentale per prevenire la demineralizzazione.


Allo stesso tempo, farmaci specifici per rallentare la perdita di massa ossea e preservare la stabilità.

Inoltre, alcuni pazienti possono beneficiare di farmaci anabolici che promuovono la formazione di nuovo tessuto osseo, contribuendo a migliorare la densità minerale.

Modifiche dello stile di vita, come smettere di fumare, limitare il consumo di alcol e adottare un’attività fisica regolare, sono altrettanto cruciali nel preservare la salute delle ossa.

Particolarmente per le donne in menopausa, le terapie ormonali possono essere considerate utili per compensare la perdita di estrogeni, un fattore che può contribuire allo sviluppo dell’osteoporosi.

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Alessio Biondino

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