Solo ieri è stata celebrata la nuova legge Gelli, il cui passaggio finale ha ampiamente coinvolto la figura dell’infermiere, al centro come mai nella sua storia di un fervente rinnovamento, evidenziato dalla più generica dazione di responsabilità della quale questi ultimi sono investiti.
Passo “indietro di vent’anni” per gli infermieri toscani
Il paradosso della vicenda toscana dove, in seguito all’accordo tra la regione e le strutture sanitarie, è stato stabilito come le funzione di coordinamento e gestione degli stessi siano di competenza dei medici di medicina generale ha scosso gli animi di molti; la palese richiesta di muovere le fila del lavoro infermieristico entro i margini stringati di una sorta di mansionario è stato l’ultimo tassello capace, di per se stesso, di far gridare allo scandalo, la cui prevedibile soluzione paventata è stata concretizzata nella volontà di dar vita ad una vera e propria mobilitazione regionale.
“Siamo pronti alla mobilitazione contro l’accordo firmato dalla Regione Toscana che attribuisce ai medici di medicina generale funzioni di gestione e coordinamento del personale infermieristico e socio-sanitario negli ambulatori integrati territoriali, istituendo anche un preciso decalogo delle mansioni degli infermieri”queste le parole di Giampaolo Giannoni, coordinatore regionale Nursind Toscana.
Il tono allarmato e l’evidente carica emotiva delle frasi sopra citate, segnano con evidente semplicità i margini entro i quali dover segnare il confine della “lotta” per la difesa delle competenze acquisite dall’intera categoria infermieristica, prosegue lo stesso Giannoni:
“Stiamo tornando indietro di vent’anni (…) Non possiamo accettare un accordo che inquadra il personale infermieristico alla stregua di dipendenti dei medici e li dota di un mansionario. E’ inconcepibile che la politica sanitaria regionale indichi un percorso di assistenza al cittadino incentrato sulla gestione medico-centrica, in termini di budget, ripartizione delle risorse, formazione e premialità, mortificando e appiattendo tutto il mondo professionale infermieristico”.
Vuoi conoscere gli ultimi “veri” vent’anni degli infermieri?
Professione infermiere: alle soglie del XXI secolo
La maggior parte dei libri di storia infermieristica si ferma alla prima metà del ventesimo secolo, trascurando di fatto situazioni, avvenimenti ed episodi accaduti in tempi a noi più vicini; si tratta di una lacuna da colmare perché proprio nel passaggio al nuovo millennio la professione infermieristica italiana ha vissuto una fase cruciale della sua evoluzione, documentata da un’intensa produzione normativa. Infatti, l’evoluzione storica dell’infermieristica in Italia ha subìto un’improvvisa e importante accelerazione a partire dagli anni 90: il passaggio dell’istruzione all’università, l’approvazione del profilo professionale e l’abolizione del mansionario sono soltanto alcuni dei processi e degli avvenimenti che hanno rapidamente cambiato il volto della professione. Ma come si è arrivati a tali risultati? Gli autori sono convinti che per capire la storia non basta interpretare leggi e ordinamenti e per questa ragione hanno voluto esplorare le esperienze di coloro che hanno avuto un ruolo significativo per lo sviluppo della professione infermieristica nel periodo esaminato: rappresentanti di organismi istituzionali e di associazioni, formatori, studiosi di storia della professione, infermieri manager. Il filo conduttore del libro è lo sviluppo del processo di professionalizzazione dell’infermiere. Alcune domande importanti sono gli stessi autori a sollevarle nelle conclusioni. Tra queste, spicca il problema dell’autonomia professionale: essa è sancita sul terreno giuridico dalle norme emanate nel periodo considerato, ma in che misura e in quali forme si realizza nei luoghi di lavoro, nella pratica dei professionisti? E, inoltre, come si riflettono i cambiamenti, di cui gli infermieri sono stati protagonisti, sul sistema sanitario del Paese? Il libro testimonia che la professione è cambiata ed è cresciuta, ma che c’è ancora molto lavoro da fare. Coltivare questa crescita è una responsabilità delle nuove generazioni. Le voci del libro: Odilia D’Avella, Emma Carli, Annalisa Silvestro, Gennaro Roc- co, Stefania Gastaldi, Maria Grazia De Marinis, Paola Binetti, Rosaria Alvaro, Luisa Saiani, Paolo Chiari, Edoardo Manzoni, Paolo Carlo Motta, Duilio Fiorenzo Manara, Barbara Man- giacavalli, Cleopatra Ferri, Daniele Rodriguez, Giannantonio Barbieri, Patrizia Taddia, Teresa Petrangolini, Maria Santina Bonardi, Elio Drigo, Maria Gabriella De Togni, Carla Collicelli, Mario Schiavon, Roberta Mazzoni, Grazia Monti, Maristella Mencucci, Maria Piro, Antonella Santullo. Gli Autori Caterina Galletti, infermiere e pedagogista, corso di laurea magistrale in Scienze infermieristiche e ostetriche dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, Roma.Loredana Gamberoni, infermiere, coordinatore del corso di laurea specialistica/ magistrale dal 2004 al 2012 presso l’Università di Ferrara, sociologo dirigente della formazione aziendale dell’Aou di Ferrara fino al 2010. Attualmente professore a contratto di Sociologia delle reti di comunità all’Università di Ferrara.Giuseppe Marmo, infermiere, coordinatore didattico del corso di laurea specialistica/ magistrale in Scienze infermieristiche e ostetriche dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, sede formativa Ospedale Cottolengo di Torino fino al 2016.Emma Martellotti, giornalista, capo Ufficio stampa e comunicazione della Federazione nazionale dei Collegi Ipasvi dal 1992 al 2014.
Caterina Galletti, Loredana Gamberoni, Giuseppe Marmo, Emma Martellotti | 2017 Maggioli Editore
32.00 € 30.40 €
Non è sfuggito a coloro i quali vivono il Ssn come ci si stia muovendo entro una cornice sterile, nella quale la tendenza a implementare competenze e responsabilità infermieristiche, viene mortificata da incoerenti misure volte a relegarne il senso di crescita e la nuova funzione. Per questo motivo la lotta degli infermieri contro la regione Toscana è una battaglia che deve coinvolgere tutto il resto della categoria. Lasciare che il messaggio sotteso in queste iniziative permei il tessuto sociale, finendo col rappresentare la normalità lavorativa, è un rischio e un errore che la nuova generazione di infermieri non può permettersi.
Martino Vitaliano Di Caudo
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