Bassetti: «Carenza di personale sanitario? La situazione è degenerata ed è tutta colpa della politica»

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Senza infermieri, gli ospedali boccheggiano. E intanto che l’assessore al Welfare lombardo Guido Bertolaso esulta per averne trovati 3000 in Sudamerica che però non si sa bene che competenze abbiano e soprattutto non conoscono la lingua (VEDI), in molti criticano questa scellerata manifestazione di inadeguatezza da parte della politica italiana.

L’ultimo in ordine di tempo è il Professore e Ricercatore Matteo Bassetti, Direttore della Clinica Malattie Infettive dell’Ospedale Policlinico di San Martino di Genova, intervistato da Tag24. Per il Prof. Quello della carenza di personale sanitario «è un problema che viene da lontano. Il fatto che in questo Paese manchino professionisti sanitari è un dato di fatto». Eppure… Per anni si è sottovalutato il problema.


Per Bassetti «ci sono due problemi fondamentali. Da una parte – soprattutto per quanto riguarda i medici – sono stati prodotti sempre meno professionisti di quanti ce ne fosse bisogno, in particolare negli ultimi dieci anni. Dall’altra parte c’è stato il blocco delle assunzioni nella sanità pubblica, per cui in massa hanno deciso di andare a lavorare all’estero o nel sistema privato».

Sulla Lombardia, il Prof. non ha dubbi: «In tantissimi hanno scelto di migrare in Svizzera, nostro concorrente spietato al nord, sia per quanto riguarda i medici che gli infermieri. Quindi questi due fattori si sono uniti e la situazione è degenerata. Se da un lato c’è poca produzione e dall’altro i professionisti non si attirano nel sistema perché non vengono assunti, ci sono solo contratti a tempo determinato, le paghe scarseggiano, le condizioni di lavoro non sono adeguate, era inevitabile arrivare ad punto di non ritorno. Dunque ora se si vuole far andare avanti la macchina, soprattutto quella pubblica, evidentemente bisogna andare a pescare fuori».


Ma tutto ciò è a dir poco assurdo: «È paradossale tutto questo perché siamo una delle scuole migliori del mondo, sia a livello infermieristico che medico. Il mondo intero viene ad imparare come li formiamo noi, li vengono a prendere da noi sapendo che sono i migliori e noi, anziché tenerli, li esportiamo. È allucinante, però la colpa è esclusivamente della politica che, in questi anni, non ha saputo destreggiarsi in un problema che, si sapeva, avrebbe arrivato.

Quindi oggi la politica pesca fuori dall’Italia, ma sarebbe bene che si guardasse dentro e facesse un po’ di autocritica. Se siamo arrivati a questo punto evidentemente non è certo per colpa dei medici, non è certo per via degli infermieri, la colpa è da additare a di chi non è stato in grado di organizzare diversamente il sistema».


Fatto sta che oggi si è costretti a pescare dall’estero. E tutto ciò può mettere a rischio, dal punto di vista qualitativo, l’intero sistema: «Medici e infermieri ad oggi sono merce rara, soprattutto quelli italiani. Andiamo a pescare da altre parti ma bisogna vedere se all’estero dispongono del nostro stesso livello di competenza. Per quanto riguarda le scuole mediche e infermieristiche italiane abbiamo delle garanzie, delle certificazioni, dei riconoscimenti internazionali. Io non lo so se il Paraguay offre lo stesso livello di qualità della formazione che abbiamo noi. Vorrei verificarlo.

Ci sono sicuramente ottimi medici e infermieri, però bisogna sempre guardare la media, per vedere se è uguale alla nostra. Stiamo assumendo medici o infermieri che sono già in grado di lavorare in un sistema come il nostro? Con tutto quello che rappresenta, la barriera linguistica, quella tecnologica, perché non credo che lo sviluppo tecnologico del Paraguay sia esattamente lo stesso che abbiamo in Italia».


Di sicuro, tutto ciò non può e non deve bastare per risolvere a medio/lungo termine i problemi della nostra sanità: «Forse vale la pena anche cambiare le condizioni del personale medico-infermieristico, perché se continuiamo così ci sarà sempre di più una diaspora degli italiani verso il privato o l’estero. Dobbiamo produrre più personale ma allo stesso tempo dobbiamo attirare quelli che hanno studiato qui, che abbiamo formato, per cui abbiamo speso milioni di euro, perché formare un infermiere, formare un medico allo Stato italiano costa milioni di euro. Oggi nel momento in cui i ragazzi sono pronti, poi se ne vanno all’estero o nel settore privato.

Bisogna cambiare anche il sistema, con contratti di lavoro vantaggiosi, condizioni di lavoro migliori, non solo economiche. Non si tratta solo di una questione di denaro. È proprio un problema di qualità del lavoro, orari, ambiente, tutele, incolumità dei medici».


Possibile che prima del Covid nessuno si fosse accorto dello sfascio in cui versa il sistema? Per Bassetti dalla pandemia in poi «non si è mai stati capaci di mantenere le promesse. Ci siamo tutti rimboccati le maniche e alla fine l’abbiamo sfangata, come si suol dire. Gli infermieri, gli operatori sanitari, i militi, gente che ha lavorato su 24 ore e 25 per stare dietro a tutti. Era stato detto che dopo la fine del Covid ci sarebbe stata la più grande riforma della sanità della storia. Io non l’ho ancora vista».

Nemmeno noi.

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Alessio Biondino

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