A Natale siamo tutti più buoni, ma evidentemente non con gli infermieri (gli ex “eroi”) italiani. Già, perché questo mese di dicembre ha visto continuare senza sosta e senza ritegno gli episodi di violenza verbale e fisica ai danni degli operatori sanitari, soprattutto infermieri.
Un autentico bollettino di guerra, che a quanto pare non offre chissà quali spunti di dibattito tra i nostri governanti. Solo il neo Ministro della Salute Schillaci, parlando di eventuali miglioramenti dell’attrattività professionale di alcune categorie sanitarie, si è lasciato andare ad un timido “Stiamo valutando interventi immediati per dare un segnale agli operatori sanitari”, ma nulla di più.
E giusto per far lievitare l’appeal professionale dell’infermieristica (come se lo stipendio da fame, le scarse possibilità di carriera e lo sfruttamento non bastassero), le botte natalizie non conoscono pause. E parliamo solo degli episodi denunciati o di quelli che fanno tanto notizia da essere riportati sui giornali…!
La magica atmosfera del Natale per gli infermieri è iniziata già il primo dicembre, con la notizia di una collega incinta presa a pugni senza pietà presso un centro di medicina di gruppo integrata in quel di Mira (Venezia), rea di aver chiesto a un paziente 75enne di indossare la mascherina (VEDI).
Poi, a metà mese, in quel di Torino, un infermiere è stato ferito a coltellate all’addome e a una mano da un esagitato di 77 anni, che non contento dell’aggressione ha anche tentato di appiccare il fuoco in pronto soccorso (VEDI).
Nemmeno 48 ore di tempo per tirare un po’ il fiato che un’infermiera del 118, a Napoli, si è vista puntare una pistola in faccia al grido di “se mia moglie muore ti sparo” (VEDI)!
Sempre in Campania, stavolta a Salerno, pochi giorni dopo un equipe del 118 è intervenuta per soccorrere una persona che aveva perso conoscenza ma al suo arrivo l’infermiere è stato preso a schiaffi, calci e pugni, tanto da essere costretto “a farsi Medicare al Pronto Soccorso di Vallo della Lucania con prognosi di due giorni” (VEDI).
Mancavano un paio di giorni al Natale quando un’infermiera di Triage dell’ospedale pediatrico Santobono di Napoli è stata rincorsa e presa a calci da una mamma imbufalita che voleva evitare il triage ed entrare subito a visita (VEDI).
E intanto che il presidente della Società italiana sistema 118 (SIS118), Mario Balzanelli, parlava di “scelta suicidiaria” per chi oggi si ritrova a lavorare nell’emergenza sanitaria, sono arrivate altre aggressioni.
Nella notte tra il 22 e il 23 dicembre a San Cesareo (Frosinone), l’equipe del 118 intervenuta per un incidente stradale è stata aggredita da uno dei feriti per cause ancora da accertare e ad avere la peggio è stato proprio l’infermiere, ancora una volta malmenato.
Infine, il 24 dicembre, all’ospedale Pugliese Ciaccio di Catanzaro un pregiudicato (che da quanto si apprende aveva anche una pistola) ha preso a pugni un infermiere.
Finirà mai questa vergognosa scia di aggressioni e di traumatizzanti mortificazioni ai danni degli ex “eroi” della pandemia? Possibile che la politica non riesca a pensare in fretta a qualcosa di drastico, risolutivo e degno di un paese civile per arginare il triste fenomeno?
