Carenza di infermieri aggravata dai licenziamenti. Trattasi di ritorsioni contro chi denuncia…?

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Mancano così tanti infermieri che le aziende boccheggiano? Così tanti che c’è chi si inventa nuove preoccupanti figure per far fronte al problema? Così tanti che Bertolaso vaga per il Sudamerica alla ricerca di chissà quanti e quali fior di professionisti d’oltreoceano?

Ebbene… C’è anche chi gli infermieri ce li ha, ma li licenzia, in nome non si sa bene di quale grave mancanza o incontrovertibile inadempienza. La notizia arriva da Viterbo (VEDI OnTuscia), dove una casa di cura convenzionata ha sospeso dal servizio e licenziato 7 professionisti.


Per carità, ben vengano le sanzioni per chi contravviene ai propri doveri, magari mettendo in pericolo sé stesso, i colleghi e i pazienti, ma… In un periodo così difficile, come si augura anche OnTuscia, speriamo che ciò «non si attesti come una sfacciata ritorsione contro chi ha il coraggio di denunciare quelle situazioni che sono alla base dei tanti mali che affliggono la Sanità Pubblica».

C’è perciò qualcosa di infinitamente triste, dietro a questi allontanamenti? Ci sono infermieri che, stanchi di porgere l’altra guancia, hanno denunciato situazioni insostenibili, magari pericolose, e che perciò sono stati messi alla porta? 


Nel pezzo di OnTuscia, Roberto Talotta (responsabile dipartimento Sanità di Fondazione, si domanda: «Come è stato possibile nella ASL di Viterbo premiare Direttori con decine di migliaia di euro per aver tolto posti di degenza ospedaliera, di terapia intensiva e di rianimazione?

Com’è stato possibile bloccare le liste d’attesa con spaventosi ritardi o chiusure, mentre le visite e la diagnostica a pagamento godono ottima salute? Com’è stato possibile arrivare ad una lista d’attesa di oltre 1000 persone da sottoporre ad interventi chirurgici per patologie gravi e affetti da cancro?


Com’è stato possibile avere in dotazione a Belcolle dieci nuovissime sale operatorie ma funzionanti la metà? Com’è stato possibile attendere oltre 50 anni il completamento di questo ospedale e, stante la prossima apertura della nuova ala, sentire il pomposo ottimismo di qualche dirigente che ancora non ha capito che tutto ciò porterà ben poca cosa per quanto ci si attende di positivo? Com’è stato possibile accettare infermieri e medici che si trasferiscono in altri Paesi perché meglio pagati e, oggi, cercare “mano d’opera sanitaria” in Argentina o in India? 

Com’è possibile rassegnarsi alla chiusura di servizi come la cura “dell’alcolismo” o dei “disturbi alimentari”, fino a qualche anno fa erogati da Istituti religiosi, gli stessi che oggi assumono a costi esorbitanti “ditte esterne” per la gestione del Personale, con una conduzione sempre più rigida e restrittiva per gli operatori sanitari, ancora retribuiti con stipendi da fame che attendono il rinnovo del Contratto di Lavoro da oltre 12 anni?


Sono questi gli argomenti – conclude Talotta – che dovrebbero stimolare la “curiosità” degli Ispettori Ministeriali inviati per far luce sulle drammatiche condizioni in cui versa il Servizio Sanitario Nazionale, e non un altro genere di ispettori sguinzagliati nelle ore notturne per verificare se un infermiere ha la testa poggiata sul cuscino in attesa di rispondere ad un campanello, magari un infermiere o altro operatore sanitario al quale, non di rado, sono state sospese le ferie o il giorno di riposo per mancanza di Personale».

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Alessio Biondino

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