L’Assistente alla Salute svolgerà “funzioni infermieristiche di primo livello” (che non esistono)

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Lo ha spiegato qualche giorno fa il presidente Opi La Spezia (VEDI “Nuove figure per ‘compensare’ la carenza di infermieri? Una sconfitta generale”) e, con una lettera a Quotidiano Sanità, lo hanno ribadito Giannantonio Barbieri (Avvocato esperto di Diritto Sanitario) e Annalisa Pennini (PhD in Scienze Infermieristiche – Sociologa): la creazione di una nuova figura sanitaria, ovvero quella del fantomatico “Assistente alla Salute” proposta da un disegno di Legge a firma del deputato De Palma, rischierebbe di generare confusione, abusi e metterebbe a rischio l’utenza. Forse, lo aggiungiamo noi, potrebbe causare la vera e propria morte della professione infermieristica.


Già, perché da quanto si apprende e da quanto dichiarato dallo stesso De Palma, la figura in questione verrebbe creata proprio per risolvere il problema della carenza infermieristica!

«L’ennesima ricetta magica», commentano Barbieri e Pennini, che poi spiegano: «Come a dire: siccome mancano i Medici di Medicina Generale, creiamo una figura diversa, a cui attribuiamo competenze mediche “di base” e facciamo in modo che svolga le funzioni mediche di “primo livello”, in modo da risolvere il problema».

Come già denunciato da Falli, anche secondo Barbieri e Pennini il disegno di legge in questione sembra aver abusato un po’ troppo del copia/incolla: prendendo qualche competenza infermieristica, qualche attribuzione riconosciuta agli OSS, qualche mansione dei vecchi infermieri generici e condendo il tutto con termini che non significano nulla (ma che allungano il brodo e confondono ancora di più le acque) ecco pronto un altro profilo professionale. Quello dell’Assistente alla Salute.


«Che non potrà (mai) essere un professionista sanitariospiegano Barbieri e Pennini – visto il divieto in tal senso posto dall’art. 5 della Legge n. 43/2006. E quindi rientrerà nella cerchia delle professioni sociosanitarie, come individuate dall’art. 5 della L. n. 3/2018, che già ricomprende l’operatore socio sanitario».

Il problema è che in sanità avremmo «bisogno di sanitari! Invece, il rischio, è quello di trovarsi alla presenza di un ibrido, di una sorta di innesto disarmonico che pesca a piene mani tra vari profili e confuse attribuzioni».

È forse questo ciò che vogliono i nostri governanti? Mettere una toppa sull’annoso e grave problema della carenza infermieristica con una figura che si troverà di fatto a essere e fare un po’ di tutto, ovviamente col benestare delle dirigenze aziendali, ma che in realtà proprio non potrebbe?


È in questo senso che, con ogni probabilità, nascono le “funzioni infermieristiche di primo livello”, come raccontato nel disegno di legge di De Palma. Quali sono queste “funzioni”? Bella domanda: perché semplicemente non esistono.

Come ricordano i due esperti: «Da una parte il D.M. 739 del 1994, ossia il “Regolamento concernente l’individuazione della figura e del relativo profilo professionale dell’infermiere” è chiaro nello stabilire che l’infermiere, e lui solo, è (l’unico) responsabile dell’assistenza generale infermieristica e nel declinare gli ambiti di intervento non è alcun riferimento al concetto di “funzioni infermieristiche di primo livello”. Perché, molto semplicemente, non esistono».


E comunque, al di là di tutto, come la mettiamo con la responsabilità professionale? In caso di errore, chi è che ne risponderebbe? L’Assistente o l’infermiere? «Già, perché come la mettiamo con la legge Gelli Bianco, che fa riferimento (esclusivamente) alla responsabilità professionale degli esercenti le professioni sanitarie?» si domandano Barbieri e Pennini.

«L’assistente per la salute sarà soggetto alle ordinarie norme civili e penali in tema di responsabilità, ma non potrà invocare la legge n. 24 del 2017. E dunque, se l’assistente per la salute si occuperà della “somministrazione dei medicinali prescritti ed esecuzione dei trattamenti curativi su prescrizione del medico e, se del caso, sotto il suo controllo” in caso di errore, nei risponde lui, il medico o l’infermiere? Perché l’infermiere rimane sempre garante della corretta applicazione delle prescrizioni diagnostico terapeutiche, secondo quanto stabilito dal profilo professionale, ossia il D.M. n. 739 del 1994» sottolineano la PhD e l’esperto in diritto sanitario.


Che parlano infine delle diverse competenze proposte per l’Assistente alla Salute, che a quanto pare vorrebbe essere addirittura «responsabile dell’attività preventiva, curativa, palliativa ed educativa, come definite nell’ambito del percorso assistenziale infermieristico, proseguendo con la riproduzione (drammaticamente fedele) del profilo dell’infermiere».

Il futuro della nostra sanità può davvero ritrovarsi in mano a un «non infermiere, ma che svolge funzioni infermieristiche», «con buona pace del delitto di abusivo esercizio di professione»?

Chi vivrà, vedrà. O si dimetterà. O emigrerà.

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Alessio Biondino

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