Carenza infermieri? Ci sono “troppi amministrativi inquadrati come sanitari”

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La carenza di infermieri? Un dramma, che la venuta degli indiani non sanerà. Anche perché è più grande di quella che si legge nei numeri. Come spiegato da Aurelio Filippini, Presidente OPI Varese (VEDI Quotidiano Sanità): «Il numero di infermieri costretti in ufficio per problematiche di salute importanti è in aumento.

Sono risorse che a volte diventano amministrativi, altre invece mantengono la funzione di infermieri come definizione contrattuale, ma non sono più impiegati a diretto contatto con i pazienti e non esercitano la pratica clinica».


E poi c’è la paralizzante burocrazia tipica del nostro paese, che ruba tempo prezioso ai pochi infermieri che resistono e che ancora rimangono in corsia: «Rispetto alla rendicontazione delle attività svolte c’è una burocrazia oggi che porta via tempo alla clinica da rivedere.

La rendicontazione è sempre più puntuale e complessa con moduli da compilare che tolgono tempo all’assistenza diretta, ma non sono numeri questi che incidono in maniera significativa nella carenza di personale».

Come risolvere il problema o quantomeno riuscire a capirne la vera entità? Per Filippini le aziende «dovrebbero fare un’analisi attenta e diretta del personale: dove è collocato, che caratteristiche ha e che funzioni svolge, per poi mettere mano con una riorganizzazione funzionale alle esigenze dei reparti».


E intanto arrivano gli indiani (VEDI), idea che rappresenta l’ennesima e precaria “toppa” destinata a non sanare la voragine di professionisti: «Probabilmente arriveranno già con una padronanza della lingua italiana, ma la valutazione sulle competenze assistenziali e cliniche è ancora da fare.

Comunque si tratta di un corso di laurea diverso dal nostro, più tarato sulla loro realtà. Ci vorrà del tempo per integrarli, soprattutto negli ospedali. Per le strutture residenziali la difficoltà è minore, ma non sarà questa una soluzione a breve termine e comunque impone una riflessione: arrivare in Italia per loro significa una condizione lavorativa migliore rispetto all’India, stipendi più alti, ma anche un costo della vita maggiore. Quanto ci vorrà perché questi infermieri che già conoscono bene l’inglese scelgano di trasferirsi nei paesi anglosassoni? Dunque, non credo sia un passaggio risolutivo» conclude il presidente Opi Varese.

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Alessio Biondino