Aria fritta
«Quale futuro dobbiamo attenderci per le Rsa, e di rimando anche per il personale impegnato ogni giorno nella sanità privata, in primo luogo i nostri infermieri, alla luce di un caro energia che sta letteralmente mettendo in ginocchio tutte le imprese e di conseguenza anche i tanti centri assistenziali sparsi da nord a sud?
È la legittima domanda che si pone, in questo delicatissimo momento storico, un sindacato da sempre in prima linea come il nostro, girandola direttamente a quella classe politica che, a pochi giorni dal fatidico voto, chiede ai cittadini una fiducia di non poco conto per sperare di entrare in Parlamento, sulla base di impegni e promesse che rischiano nuovamente di trasformarsi in pericolosa aria fritta».
A caro prezzo
«La crisi economica che ci stringe alla gola, lasciandoci letteralmente senza respiro, investe non solo le famiglie ma anche le piccole imprese del nostro sistema sanitario: e tali vanno considerate le case di cura e le Rsa, dove di certo un infermiere, il cui ruolo chiave di competenza e professionalità è tenuto fin troppo in scarsa considerazione, rischia di “pagare a caro prezzo”, in prima persona, quei rincari energetici che rischiano, concretamente, di portare sull’orlo del baratro numerose strutture, con la nefasta conseguenza di lasciare a casa personale qualificato che però già fatica tremendamente per arrivare a fine mese.
I dati della Ragioneria dello Stato aggiornati al 2020 ci raccontano di uno stipendio medio di 1780 euro al mese per i professionisti della sanità pubblica, comprensivo però di straordinari e di premi.
Non si può dire che, nella maggior parte delle realtà della sanità privata e delle RSA, un infermiere arrivi a una cifra del genere, di per sé già molto bassa e non adeguata al mutato costo della vita, che travolge come un uragano le bollette di casa e finanche i beni di prima necessità».
Si rischia il tracollo
«Il caro energia, è innegabile, sta investendo il sistema produttivo a tutti i livelli, con aumenti fino al 400% dei costi di gestione di strutture della sanità privata e delle RSA: e allora si rischia il vero e proprio tracollo. Una situazione a dir poco drammatica.
Da una parte siamo alle prese con la crisi della sanità pubblica, con una voragine strutturale di 80mila infermieri che potrebbe diventare incolmabile, mentre continua a tradursi quotidianamente in fughe volontarie all’estero e addirittura tristi dimissioni da parte del nostro personale.
Ma dall’altra parte non possiamo dimenticare l’altra faccia della medaglia, quella sanità privata e quelle RSA dove anziani, disabili, soggetti fragili, hanno bisogno di assistenza continua e della competenza da parte di quegli infermieri che, sono però tristemente sottopagati e non valorizzati, laddove il macigno dei rincari può diventare insostenibile, aggravato dall’indifferenza delle istituzioni che non possono continuare a ignorare le necessità di sopravvivenza di tantissime strutture assistenziali.
Il nostro non vuole essere un triste gioco di parole o mera ironia, ma in questo momento più che mai la politica non può e non deve spegnere la luce sui gravi problemi che, come scosse telluriche, continuano a far tremare la sanità pubblica e quella privata».