In Veneto, regione che oramai rappresenta una fucina di idee piuttosto discutibili partorite per far fronte alla atavica e insostenibile carenza di personale sanitario (VEDI Super OSS), l’attività per dar lustro alla professione infermieristica procede spedita.
Tanto che in quel di Feltre, durante l’inaugurazione dell’anno accademico, l’Università ha colto l’occasione per fare un importante appello: “Convincete anche gli amici ad iscriversi” (VEDI il Corriere delle Alpi).
Nessuno vuole più fare l’infermiere, si sa. E quelli che ci sono, sempre più spesso, appena possono mollano la professione per fare altro. D’altronde, chi è talmente folle da desiderare tutte queste responsabilità da laureato a fronte di uno stipendio da diplomato o peggio?
Chi è così pazzo da intraprendere un percorso universitario e di laurearsi per essere poi pagato, trattato e visto come una sorta di manovale factotum?
Eppure agli studenti feltrini è stato dato questo ingrato compito: provare a trasmettere la loro passione (che con ogni probabilità si esaurirà poco dopo la laurea, se non prima) ad amici e conoscenti, convincendoli chissà come che per essere sottopagati, sfruttati, demansionati, malmenati, senza possibilità di carriera e scarsamente riconosciuti, convenga laurearsi e iscriversi a un Albo.
Un’impresa piuttosto ardua. Che, inevitabilmente, fa sorgere spontanea un’altra domanda: quale sarà il prossimo passo? Uno sconto sulle tasse universitarie per chi porta uno o più amici? Una batteria di pentole in acciaio Inox in regalo?