Costumi da “Infermiera sexy”: da dove arriva lo stereotipo? In Spagna i rappresentanti della professione insorgono

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Ogni anno, durante il periodo di Halloween, è ormai diventata una consuetudine vedere un gran numero di persone indossare costumi che rappresentano una versione “sexy” di personaggi storici, immaginari o di alcune professioni.

Uno dei costumi più popolari al mondo in questa categoria è senza dubbio quello dell’infermiera e secondo Laura Bates, fondatrice dell’Everyday Sexism Project, questo stereotipo riduce le lavoratrici a oggetti sessuali e le costringe addirittura a subire molestie sul posto di lavoro.


Fino alla fine del XIX secolo, il lavoro delle infermiere era infatti svolto principalmente da donne molto povere ed era considerato alla stregua di quello di una prostituta a causa dell’alto rischio di infezioni e delle terribili condizioni di lavoro. Alcune donne svolgevano entrambe le “professioni” (infermiera e prostituta), rafforzando la connotazione sessuale del lavoro infermieristico.


La percezione pubblica di questa professione è cambiata solo alla fine del XIX secolo, grazie all’opera di Florence Nightingale, che contribuì in modo significativo a rendere il ruolo dell’infermiera più riconosciuto e rispettato. Già all’inizio del XX secolo, la maggior parte delle infermiere proveniva infatti da famiglie borghesi, e il loro ruolo nell’assistenza ai soldati feriti durante le due guerre mondiali contribuì ulteriormente a migliorare la percezione positiva del mestiere.


Tuttavia, anche in quegli anni, la sessualizzazione del ruolo dell’infermiera non era assente. Anzi. Negli anni ’30, il personaggio dei fumetti Betty Boop era spesso raffigurato come un’infermiera sexy, e le riviste dell’epoca spesso presentavano immagini pin-up di infermiere vestite in modo simile. Alla fine della Seconda Guerra Mondiale, la famosa foto di Alfred Eisenstaedt che ritraeva un marinaio americano che baciava un’infermiera a Times Square per celebrare la vittoria degli Stati Uniti sul Giappone contribuì a consolidare questo stereotipo.


Negli anni ’70, l’immagine dell’infermiera sexy fu ripresa nel film porno “La vera gola profonda” del 1972, dove l’attrice Carol Connors interpretava questo ruolo. Questo film fu il primo del suo genere a ottenere l’attenzione del grande pubblico, portando alla diffusione dei cinema a luci rosse. Da allora, il personaggio dell’infermiera sexy divenne estremamente popolare nel cinema. Uno studio pubblicato sul “Journal of Advanced Nursing” ha rilevato che il 26% delle rappresentazioni cinematografiche delle infermiere tra il 1900 e il 2007 le mostrava come oggetti sessuali, con un aumento significativo nella seconda metà del XX secolo.


Tra la fine degli anni ’90 e l’inizio degli anni 2000, questo stereotipo nei media fu incarnato dalla pornostar statunitense Janine Lindemulder vestita da infermiera sulla copertina dell’album “Enema of the State” dei Blink-182 e dall’assassina Elle Driver, interpretata da Daryl Hannah, travestita da infermiera nel film “Kill Bill: Volume 1”.

Non è chiaro quando esattamente il travestimento da infermiera sexy è diventato così comune e popolare, ma si ritiene che l’associazione tra costumi dal tono erotico e Halloween abbia avuto origine durante il movimento di liberazione sessuale degli anni ’60 e ’70. In quel periodo, Halloween smise di essere una festa per bambini e divenne un’occasione per esprimere in modo satirico e politico l’identità e la sessualità.


Sembra che l’associazione tra Halloween e la sessualizzazione dei costumi si sia consolidata all’inizio degli anni 2000, in un periodo in cui la rappresentazione delle figure femminili nei media era particolarmente marcata. Nel film cult “Mean Girls” del 2004, Halloween viene descritto come “l’unica notte dell’anno in cui una ragazza può vestirsi in modo provocante e nessuno può dire niente”.

Trattasi perciò solo di goliardia? Di innocue “maschere”? Di libertà di espressione? Chi oggi si offende o si arrabbia chiedendo l’intervento dei rappresentanti della professione infermieristica, magari dopo la laurea specialistica e un paio di master, è solo un frustrato che si prende troppo sul serio? Non è propriamente così. 


Tanto che in Spagna il Consiglio generale per l’assistenza infermieristica ha recentemente chiesto a rivenditori online e negozi fisici di cessare la vendita di questi costumi. In una nota ufficiale riportata dal Guardian e firmata dal presidente Florentino Pérez Raya, si legge: «I costumi di Halloween danneggiano un settore che richiede qualifiche accademiche di alto livello al fine di ergersi come baluardo della sanità.

Ci rammarichiamo della proliferazione degli abiti che denigrano e offendono la professione. Questi look danneggiano la percezione del lavoro da parte del pubblico e inoltre perpetuano un’immagine sessualizzata, banale e frivola di tutte le donne. Bisogna evitare questi abiti anche durante i party privati, gli addii al celibato e il Carnevale».


Anche in Quebec (Canada), nel 2022, questa «erotizzazione» della professione fu messa al bando: «È tempo di cambiare, bisogna abbattere gli stereotipi», aveva dichiarato il presidente dell’Ordine degli infermieri del Quebec, Luc Mathieu.

E qui da noi? Nonostante l’Infermieristica, a livello di riconoscimento sociale, sia tra le “professioni” più bistrattate e nonostante l’attrattività professionale rasenti oramai lo zero assoluto, (anche) su questo tema tutto tace.

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Alessio Biondino

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