Daniela Poggiali assolta dalle accuse: “il fatto non sussiste”

Redazione 26/10/21
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Daniela Poggiali, ex-infermiera di Lugano, è stata assolta dalla Corte di appello di Assisi. Imputata per un doppio omicidio da somministrazione letale di potassio in vena, dopo 7 anni verrà scarcerata e sollevata dalle accuse in quanto “il fatto non sussiste“.

Infermiera Daniela Poggiali assolta: “il fatto non sussiste”

Vicenda che ha sconvolto la professione e l’opinione comune, consiste nel decesso di Rosa Calderoni e di Massimo Montanari, morti in corsia all’ospedale di Lugo durante il turno della Poggiali sul sospetto che la stessa li abbia provocati somministrando potassio in vena.

L’ex-collega ha ricevuto due condanne per ergastolo, ribaltate in piena assoluzione in appello. La Poggiali sarà immediatamente scarcerata. “Sono felice, non poteva che andare così” queste le sue prime dichiarazioni.

Ma la strada verso la totale assoluzione potrebbe essere ancora lunga. Il processo di assoluzione, difatti, non è definitivo e la vicenda giudiziaria potrebbe tornare al terzo grado, la Cassazione, allungando ulteriormente l’epopea.

La vicenda del potassio in vena

Il caso Poggiali è nato nel 2014, quando l’allora infermiera fu arrestata per il caso Calderoni e condannata in primo grado. Per essere liberata dalle accuse, alla sua prima assoluzione, dopo mille giorni di carcere a luglio del 2017, sulla base di una perizia giudicata favorevole all’imputata in quanto non escludeva la morte per cause naturali, e da ciò: “il fatto non sussiste“.

Un ulteriore processo nel 2019 non cambiò la decisione dei giudici, confermando la formula di insussistenza dei fatti. La Procura in seguito, impugnò anche questa decisione presso la Cassazione che venne ulteriormente rigettata. In parallelo, per il caso di Montanari, venne predisposta la condanna alla misura di custodia cautelare in carcere nel Natale del 2020. Misura interrotta questi giorni su disposizione del giudice.


Le procedure disciplinari delle professioni sanitarie

Quest’opera è stata realizzata per offrire alle professioni sanitarie un utile strumento di conoscenza e, quindi, di difesa. Per comprendere pienamente le regole del sistema così da poterlo gestire in maniera produttiva e, comunque, nel senso della verità e della giustizia. La conoscenza del diritto impedirà una strumentalizzazione della procedura disciplinare affinché non diventi un momento di ritorsione e di punizione per fatti estranei alle accuse.


L’accusa ha disposto, per avvallare la posizione, di numerose perizie, tra cui uno studio statistico in cui emergeva un tasso di mortalità elevato durante la presenza in turno dell’infermiera. La difesa ha però definito risolutiva l’assoluzione mentre ritiene “inaffidabili” e “abusive” le indagini sulla presenza di tracce di potassio con cui Daniela Poggiali è stata accusata di aver provocato la morte del paziente.

Sembra che le ragioni della difesa abbiano prevalso sulle deboli ricostruzioni della Procura. Ma, come abbiamo già detto, la vicenda è ben lontana dall’essere conclusa e non si può che rimanere in attesa di altri appelli, ed eventualmente altre condanne o assoluzioni.

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